Di Redazione.
«Il Ponziana? Tutto è iniziato lì». E “tutto” nel caso di Fabio Cudicini (NELLA FOTO IN ALTO) significa uno scudetto, una Coppa dei Campioni, una Coppa Intercontinentale, una Coppa delle Coppe, una delle Fiere e, per gradire, due Coppe Italia. Quello che è stato il leggendario “Ragno Nero” del Milan di Nereo Rocco agli inizi della carriera è stato infatti un “veltro”. Il Ponziana peraltro era nel Dna della famiglia Cudicini: il padre Guglielmo ci aveva giocato da terzino sinistro e vi era tornato da dirigente dopo un’esperienza alla Triestina. «Mi rattrista sentire che il Ponziana dopo cento due anni di storia deve rinunciare al campionato. Prima Categoria? Credevo fosse più in alto, lo avrebbe meritato il blasone della società. Credeteci o no anche a Milano, quando mi capita di raccontare dei miei inizi da calciatore, trovo tanti che hanno sentito parlare del Ponziana. Io ho cominciato a tirare calci all’oratorio, poi, tramite conoscenti, sono stato messo in contatto con il Ponziana. All’epoca non stavo ancora in porta. Ero un’ala destra. Fu Carlo Lupo a suggerire il mio spostamento tra i pali. Ero un ragazzino e non avrei mai immaginato che lo avrei ringraziato per tutta la vita di quella decisione». «Il Ponziana allora militava in quarta serie. Ci capitava di affrontare anche formazioni del Veneto. Ricordo ancora oggi che qualche trasferta era in luoghi che non avevo mai sentito nominare. Cerea, tanto per dire il nome che più mi incuriosiva. Ero il portiere delle giovanili e mi ritrovai titolare della prima squadra per una serie di coincidenze fortunate. Il titolare vero era stato squalificato per cinque giornate. La sua riserva si ruppe la clavicola. Lo conoscete: era Giorgio Listuzzi che poi sarebbe diventato un attore». «Disputai un buon campionato e mi valse l’ingaggio da parte dell’Udinese. Fu Marcello Vecchiet, che all’epoca allenava la formazione De Martino, l’attuale Primavera, a segnalarmi. Passai dal Ponziana all’Udinese per cinquecento mila lire. Per quegli anni era una discreta somma, adesso mi rendo conto che fa ridere...» «Ho continuato sempre a sentirmi “uno del Ponziana”. L’ho ricordato nelle interviste, a Trieste conservo amici. Certo, con il tempo, a Milano, ho perso i contatti diretti. Mi ha fatto piacere sapere che il campo era stato intitolato a Ferrini. Giorgio era un grande giocatore e una bella persona ed era orgoglioso di aver giocato nel Ponziana. Mi faceva tristezza quando mi dicevano che la squadra non era più nelle categorie nazionali. Purtroppo la sopravvivenza per le società di calcio è sempre più difficile. Apprendere adesso che ha deciso di rinunciare al campionato mi provoca un enorme dispiacere. Spero che ci sia qualcuno che abbia la volontà di rilanciarlo. Il Ponziana ha una storia che non merita di scomparire».
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