Di Redazione.
Era l’alba di quel giorno quando a Teheran centinaia di studenti islamisti, sostenitori di Khomeini, assaltarono l’ambasciata americana (NELLA FOTO IN ALTO UN MOMENTO DELL'ASSALTO). Accusavano Washington di tramare contro la rivoluzione e chiedevano la consegna dello scià, rifugiatosi negli Usa. Era l’inizio della crisi degli ostaggi. Dopo mesi di trattative infruttuose per liberare il personale della sede diplomatica, Jimmy Carter autorizzò la missione Eagle claw (“artiglio d’aquila”). Che, com’è noto, fallì clamorosamente. Il disastro fece crollare il gradimento nei confronti del presidente, contribuendo alla sua sconfitta alle elezioni del 4 novembre dell'anno successivo, esattamente ad un anno di distanza da questi fatti. Vinse lo sfidante repubblicano, Ronald Reagan. Alla fine gli ostaggi furono liberati, dopo quattrocento quarantaquattro giorni di detenzione, il 20 gennaio del 1981, cioè il giorno dell’insediamento di Reagan alla Casa Bianca. Un tempismo così perfetto che qualcuno ha accusato Reagan di essersi accordato segretamente con gli iraniani (è la cosiddetta “October Surprise theory”). Ma tutto ciò non è mai stato provato.
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