martedì 10 maggio 2011

CAGLIARI:UCCISO DALLE ESALAZIONI DEL BARBECUE (20/01/2011)

Di Giampaolo Carboni.

Lo hanno trovato rannicchiato sul divano con la guancia sinistra sulla mano come un bimbo o un anziano, le spalle strette per difendersi dal freddo. Pur di riscaldarsi, Antonello Caddeo, 34 anni, aveva chiuso le finestre del terrazzino divenuto camera a gas. È morto per le esalazioni di monossido dall’unica fonte di calore della casa: un barbecue prefabbricato. Era stato lui ad alimentarne le fiamme con un sacchetto intero di carbone, in un ambiente dove c’era già fumo. Forse non se n’era accorto. Aveva bevuto. «Forse era già nel suo mondo».
«Il cane, Bobo, sono convinta si sia accorto che Nello stava male. Dormiva accanto a lui, poi quando ha visto il fumo è corso in camera di mia zia come per avvisarla, ma ha vomitato e ora è in coma», ricostruisce parlando a mille Federica Corridori, giovane amica di Antonello e nipote della donna che lo ospitava, Teresina Loi, ora ricoverata per lo spavento.
“Lello” o “Zizo” era il figlio adottivo di tutta Sant’Avendrace, da quando aveva rotto con i genitori. Con il rimborso per le ferite riportate in un incidente si era comprato un furgone e ogni tanto distribuiva pesce, anche se il migliore lo prendeva da solo: era un pescatore provetto. Dormiva qua e là, soprattutto da Teresina, madre di un suo amico morto due anni prima, Salvatore. In nome di quel figlio strappatole da uno scontro in moto, Teresina, a 75 anni, garantiva a Nello un posto sul divanetto di casa sua, al primo piano di via Piave 37. Una casa accogliente - pareti rosa intenso, fiori e piante finte ovunque - se non fosse stato per il freddo: il riscaldamento centralizzato del condominio era guasto. A stemperare l’aria gelida di gennaio le restava solo il barbecue della veranda. Che mercoledì è diventata la tomba per il suo ospite.
Verso le due del mattino Nello è rientrato a casa, ha trascinato il divanetto nella veranda chiusa, a un paio di metri dal carbone incandescente. Ha attizzato la brace e sorseggiato del vino, come dimostrano il bicchiere e la bottiglia sul tavolino. Alle 2,40 ha chiamato un amico al cellulare, ma l’apparecchio era spento; si è alzato, ha messo il telefono in carica, e nonostante la coltre di fumo ha riversato sulla brace altra carbonella. Non si era accorto del pericolo? «Forse aveva bevuto troppo, forse era già nel suo mondo», dice in un sospiro Federica. Doveva essere quasi a suo agio Nello quando si è tolto i vestiti e, in slip, si è disteso sul lato sinistro, rivolto verso la finestra. «È morto dormendo, sono certo che non se n’è accorto», prova a rincuorarsi il marito di Federica, Tony, che era con lui fino a poco prima che si mettesse a dormire per sempre.
Così, rannicchiato sul divano a due posti nostante la corporatura robusta, l’ha trovato mercoledì mattina zia Teresina. Lei dormiva nella camera da letto dietro due porte e non si era accorta del fumo sprigionato dal carbone in combustione, che ancora ieri sera si sentiva lancinante nelle narici. Teresina ci era abituata, non si sognava di aprire le finestre per cambiare l’aria, per ragioni di privacy. «È convinta di essere spiata dai dirimpettai», racconta una vicina. Chissà che la paura, ora, non le faccia cambiare idea: mercoledì è andata in veranda a svegliare Nello, ma lui non si muoveva. Era rigido, e freddo. I carabinieri di Sant’Avendrace hanno ricostruito la sua vita grazie al racconto della donna, avvisato il pm di turno, Andrea Massidda, che ha dato il nulla osta al seppellimento: Nello è stato ucciso dal monossido. Oggi, alle 15,30, i funerali nella sua Sant’Avendrace.

© Riproduzione riservata.

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