Di Redazione.
Il Dalai Lama (NELLA FOTO IN ALTO) ha accusato la Cina di "aggressione demografica" ai danni del Tibet, dove la popolazione immigrata dalle altre regioni della Repubblica popolare sarebbe in forte aumento. Secondo il leader religioso tibetano, in esilio in India, "esistono le prove" che nell'altipiano la popolazione cinese sia "in crescita mese dopo mese". Il Dalai Lama afferma che a Lhasa i tibetani sono appena centomila, circa la metà degli immigrati cinesi.Il Dalai Lama ha chiesto "l'aiuto" della comunità internazionale per risolvere la crisi del Tibet. "Non abbiamo altro in nostro potere che giustizia, verità, sincerità... Questo è il motivo per cui chiedo alla comunità internazionale, per favore, aiutateci", ha detto l'immagine-simbolo del buddismo nel mondo. "Sono qui inerme, posso solo pregare", ha aggiunto il leader spirituale dei tibetani durante la visita in India recandosi sul luogo in cui furono cremate le spoglie del Mahatma Gandhi. Successivamente, incontrando i giornalisti in una conferenza stampa, il Dalai Lama ha ripetuto di volere aprire un canale di dialogo con le autorità cinesi: "siamo pronti...e in attesa", ha detto.
La Cina ha offerto di pagare risarcimenti alle famiglie dei civili che sono morti nelle violenze dei giorni scorsi a Lhasa e cure mediche gratuite per i feriti, secondo quanto scrive l'agenzia 'Nuova Cina'. Le famiglie dei morti nei disordini tibetani - che le autorità di Pechino li quantifica ufficialmente in diciotto mentre per il governo in esilio del Dalai Lama sono almeno cento quaranta, riceveranno ciascuna duecentomila yuan (poco più di diciottomila euro), dice 'Nuova Cina' citando il governo regionale del Tibet. "Le misure sono finalizzate ad aiutare la gente a ricostruire le loro case e i loro negozi danneggiati nei disordini o a costruirne di nuovi", si legge nell'annuncio. La Cina ha dato la colpa degli incidenti a quella che ha definito la "cricca" separatista del Dalai Lama. Quest'ultimo, nell'offrire dialogo al governo cinese, ha criticato Pechino per aver diffuso sui media di stato "menzogne e immagini distorte", mostrando, dice, solo i cinesi attaccati dalla violenza dei tibetani.
Intanto i diplomatici stranieri invitati dalla Cina hanno chiesto libero accesso al Tibet, in occasione della visita a Lhasa organizzata due settimane dopo le manifestazioni anticinesi nella capitale tibetana. I rappresentanti di quindici ambasciate, fra le quali Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Australia, Italia, Russia, Canada e Brasile, sono arrivati ieri sera a Lhasa per una visita di un giorno.
Nessun commento:
Posta un commento
Qualsiasi commento anonimo o riportante link NON sarà pubblicato
Any anonymous or linked comments will NOT be published