mercoledì 14 dicembre 2011

SO CHI E' IL KILLER DI GISELLA ORRU' (23/07/2009)

Di Redazione.

Era convinto che quell’uomo gli avesse insidiato la moglie, forse che tra lei e l’altro fosse nata persino una storia clandestina. Storia inesistente, comunque vecchia di vent’anni, che Antonio Lai (cinquantuno anni) di Serdiana non aveva mai digerito. Da qui la vendetta, da consumarsi fredda come prescrivono i gialli di un tempo: una lettera anonima inviata al parroco di Carbonia in cui quel marito ossessionato da antiche gelosie sosteneva di conoscere il nome del vero assassino di Gisella Orrù (NELLA FOTO IN ALTO), la sedicenne di Carbonia trovata morta in un pozzo il 17 luglio 1989, a Matzaccara. Il carnefice, stando alla lettera, era il suo attempato rivale in amore: «È lui, mi sono deciso solo ora a rivelarlo perché non reggo al rimorso. È di Seneghe, si chiama Salvatore Carrus». Dal parroco la lettera passò subito nelle mani di Luciana Cogoni, la vedova di Licurgo Floris, condannato a trent’anni per l’omicidio di Gisella e poi suicida in carcere. E da quelle della donna, da sempre certa che il marito fosse innocente, all’ufficio di Alessandro Pili, storico pubblico ministero del giallo di Carbonia. Nel frattempo altri messaggi, stavolta al telefono del sacerdote ed al cellulare della vedova: stesso contenuto e l’annuncio di prossime rivelazioni, naturalmente clamorose. Il seguito della vicenda è agli atti giudiziari. Dalle indagini una certezza: Carrus aveva conosciuto la moglie di Lai un giorno di due decenni fa. Lavorava come giostraio e nel corso di una tappa a Dolianova i due s’erano incontrati. Ma solo incontrati, nient’altro. Tanto era bastato perché il rancore covasse nel petto di Antonino Lai fino a produrre il suo frutto avvelenato vent’anni dopo. Altro non c’era, solo quell’incontro e la gelosia conseguente. Niente, neppure un indizio piccolo piccolo che legasse l’ignaro Salvatore Carrus a quel terribile noir di provincia, ancor’oggi al centro di inchieste giornalistiche e di illazioni da bar. Alla Procura non restava che stabilire chi fosse l’autore della lettera e delle telefonate: perizia grafologica e tabulati portarono a Lai, che ieri mattina si sarebbe dovuto presentare davanti al gup Ermengarda Ferrarese a rispondere di calunnia aggravata per aver accusato il presunto rivale di un omicidio sapendolo innocente. Ma nel tragitto dal parcheggio al palazzo di giustizia, sotto il sole cocente, ha avuto un malore e un’ambulanza del 118 l’ha trasportato di volata all’ospedale. A quel punto il suo difensore, l’avvocato Michele Ibba, ha chiesto al giudice un rinvio. Accordato: l’udienza si terrà il 30 settembre, se le condizioni di salute dell’imputato lo consentiranno. Quel giorno il pubblico ministero farà le sue richieste e i legali di parte civile Herika Dessì e Raffaele Cocco (per la vedova Floris e per Carrus) presenteranno le istanze di risarcimento. Subito dopo il gup andrà in camera di consiglio per la sentenza.

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