Da "La nuova Sardegna".
Quarantatrè anni a caccia di boss e mafiosi: così si può sintetizzare il curriculum di Pietro Grasso che ieri ha ufficializzato il suo passaggio in politica. Grasso entra in magistratura il 5 novembre 1969. Prima nomina: pretore a Barrafranca (Enna) fino al settembre 1972, quando viene trasferito alla Procura di Palermo. Per 12 anni è sostituto procuratore e ha diretto indagini scottanti come quella sull’omicidio di Piersanti Mattarella. Dal settembre 1985, è giudice a latere nel maxiprocesso culminato con 19 ergastoli e 2.665 anni di reclusione. Scrisse la monumentale sentenza: 7.000 pagine in 37 volumi. Nel febbraio 1989 è consulente della Commissione Antimafia, sotto la Presidenza di Gerardo Chiaromonte e, poi, di Luciano Violante. Nel maggio 1991 è chiamato da Giovanni Falcone al Ministero della Giustizia come esperto in criminalità organizzata ed alla connessa attività di iniziativa legislativa. Dopo la strage di Capaci, ha sostituito Falcone come componente della Commissione Centrale per i programmi di protezione di testimoni e collaboratori di giustizia. Dal gennaio 1993 è alla Procura Nazionale Antimafia e collabora alle indagini che portano alla cattura di Bagarella e Provenzano. Poi è applicato alle indagini sulle stragi del ’93 di Firenze, Roma e Milano. Nel maggio 1999 è nominato, dal procuratore Pier Luigi Vigna, procuratore nazionale antimafia aggiunto. Un ruolo ricoperto fino al 5 agosto 1999, quando va a dirigere la Procura di Palermo. Sotto la sua direzione sono state eseguiti 1.779 arresti per mafia, catturati 13 latitanti - tra i 30 dei più pericolosi - ottenuti 380 ergastoli e centinaia di condanne per migliaia di anni di carcere. Sequestrati beni per circa 12.000 miliardi di vecchie lire. Dal 25 ottobre 2005 è procuratore nazionale antimafia ed ha coordinato le più importanti indagini: comprese quelle sulle stragi di mafia del ’92-’93.
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