Di Mario Girau.
In attesa che la politica trovi la via giusta e duratura per far uscire l'Italia dalla crisi, il paracadute assistenziale e sociale non può essere chiuso. Sarebbe la fine per i poveri. In Sardegna per metà della popolazione. Tutti d'accordo - politici, sindacalisti, forze sociali, amministratori comunali e Chiesa partecipanti alla tavola rotonda organizzata ieri dall'associazione "Carta di Zuri" sul tema "Lotta alla povertà e per il lavoro in Sardegna. Il presente e la prospettiva"- nel ricercare nel lavoro l'unico vero rimedio contro un disagio sociale che nell'isola coinvolge direttamente oltre 400 mila pensionati e 130 mila lavoratori destinatari complessivamente di tutte le forme di ammortizzatori sociali. Un paracadute, tuttavia, che deve funzionare meglio. Non mancano, infatti le risorse, ma devono essere utilizzate più efficacemente. Infatti, la spesa sociale pro capite in Sardegna è pari a 286 euro contro una media nazionale di 144 euro (99 euro nelle regioni del Sud). La Regione sarda stanzia per il fondo per la non autosufficienza 140 milioni euro/anno, lo Stato per tutto il paese 400 milioni. Nonostante ciò malessere e disagio sociale non diminuiscono, anzi nel 2011 la povertà è salita di oltre due punti rispetto al 2010 con un incidenza sulle famiglie al 21,1%. «Di fronte all'emergenza - ha detto don Pietro Borrotzu, delegato regionale per la pastorale sociale, coordinatore del dibattito - è necessaria l'assistenza, ma in particolare l'azione politica per eliminare le condizioni di disuguaglianza e di ingiustizia sociale presenti nella società e creare le condizioni per il bene comune, che per sua definizione deve essere di tutti e di nessuno». I sindacati, con i segretari generali Enzo Costa (Cgil), Mario Medde (Cisl) e Francesca Ticca (Uil) sollecitano politiche incisive sulle cause strutturali di povertà e disoccupazione. La Coldiretti (Efisio Perra, presidente federazione provinciale di Cagliari) auspica un nuovo modello di sviluppo incentrato sulle potenzialità del territorio. Fabio Meloni (vice presidente Acli Sardegna) maggiore attenzione alla famiglia e ricerca di politiche di lungo periodo. Genet Woldu Keflay (Anolf) mette in campo la risorsa-immigrazione. Cristiano Erriu (presidente Anci Sardegna) difende la spesa sociale, inalterata ma senza sprechi, e chiede il rilancio della democrazia dal basso. Sulla frontiera sociale tra gli assessori più esposti Antonello Liori ( Lavoro) e Simona de Francisci ( Sanità). Entrambi gli esponenti della Giunta-Cappellacci chiedono, soprattutto a parlamentari e consiglieri regionali, uno scatto di reni per ripensare modi e scelte politiche, ma anche un nuovo modello di società. Troppi squilibri: il 10 per cento della popolazione detiene il 50% della ricchezza nazionale.
(Da "La nuova Sardegna")
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento
Qualsiasi commento anonimo o riportante link NON sarà pubblicato
Any anonymous or linked comments will NOT be published