Di Enzo Tortora.
Il sogno del Pescara e di Bruno Nobili è durato una sola stagione,"lo spazio di un campionato",si potrebbe raccontare parafrasando il poeta.Sembrano ancora qui,nell'aria,le grida di gioia dei tifosi pescaresi per la promozione della loro squadra,e invece,c'è già,visibilissimo,lo spettro della retrocessione.
Una retrocessione quasi certa che trascinerà in "B" anche Bruno Nobili,lo stilista che "viene da lontano",è nato infatti a Valencia in Venezuela,e solo nel Pescara ha avuto la consacrazione a campione.Prima tutta una serie di speranze e delusioni,con le valigie sempre aperte e un girovagare continuo per la Penisola alla ricerca di sé stesso "Non volevo arrendermi-confessa oggi,ma qualche volta ho temuto d'aver sbagliato professione.Più che un calciatore mi sentivo uno zingaro e ne soffrivo.Cambiare così spesso ambiente,città,lasciare gli amici può essere di una tristezza infinita soprattutto quando non sei confortato dalle vittorie".
Leggere il "cartellino" di Nobili e comprendere la sua vita e le sue amarezze:non c'è quasi anno della sua carriera,fino al trasferimento a Pescara,in cui accanto al suo nome non sia segnato anche il nome di una città e di una squadra diverse:Roma,Ascoli,di nuovo Roma e a novembre la Maceratese;Avellino,poi il Cagliari e infine il Pescara.Un traguardo.
Ma anche nel Pescara,al principio,le cose non erano andate per il loro verso. "Forse una volta giocavo diversamente,tenevo troppo il pallone e questo non coincide con il gioco moderno.Adesso sono cambiato e pur amando sempre trattare la palla in un certo modo,cerco di giocare soprattutto per la squadra".
Bruno Nobili non era superstizioso,ma da qualche settimana crede alla cabala e al fato,lo ha convinto quel rigore numero 17 che,impertinente,ha annullato la sua lunga serie positiva. "Ci sono rimasto molto male,mi sentivo già un rigorista principe per sedici volte mi era andata bene ma anche questo mi è servito:è stata una lezione d'umiltà.E non sono mai troppe...".
L'anno scorso il Pescara,con i suoi quarantotto gol all'attivo,fu la squadra più prolifica del campionato,come mai quest'anno le cose sono andate diversamente? D'accordo il salto dalla B alla A,ma anche il campionato cadetto è difficoltoso e doveva essere un buon rodaggio,almeno nelle previsioni.
"L'anno scorso avevamo un gioco di squadra perfetto;la zona Cadé aveva il grande merito di far segnare gol a tutti.Una bellezza...".
"Ma quest'anno?"
"Cosa dovrei rispondere?Mi avvilirebbe troppo ricorrere alle solite cose tipo sfortuna e affini.Chi ha occhi giusti,per guardare,ha visto.Il verdetto lasciamolo agli altri".
"Sarà un duro colpo per i vostri tifosi ritrovarsi,dopo solo una stagione nuovamente in serie B".
"I tifosi pescaresi hanno capito il nostro dramma e si comportano meravigliosamente,non sono di quelli ai quali basta una sconfitta per trasformarli in vandali che sfasciano tutto.Proprio per loro sono così amareggiato,perchè desideravo di riuscire a dar loro qualche soddisfazione anche quest'anno".
"Si era parlato di una cessione di Nobili al Genoa,forse adesso rimpiangerai di non giocare per una squadra che non ha problemi di retrocessione,e che è stata addirittura prima in classifica per diverse settimane".
"No,qui sto benissimo,anche se userò parole che hanno il sapore della retorica devo confessare che a Pescara mi trovo a meraviglia e che in squadra siamo tutti amici anche quando le cose non vanno bene.E questo è molto importante".
Se non rimpiange il Genoa,all'Avellino però il Bruno ci pensa sempre,e lo confessa: "C'erano due grandi amici con me:Vincenzo Zucchini che era il mio capitano e Desiderio Marchesi,con il quale giocai una stagione anche qui a Pescara,e quello fu un Avellino che non temeva confronti,proprio come il Pescara dell'altr' anno,versione promozione.Bei tempi quelli!Ero arrivato dopo due stagioni alla Maceratese,sempre in serie C,dove incontrai Gianmarinaro.Vincemmo il girone meridionale della C con sessantadue punti e sono sicuro che nessuna squadra riuscirà a battere il muro dei sessanta punti come quell'anno".
Bruno Nobili è cresciuto nelle giovanili della Roma,esordì in A a soli diciannove anni "Si,il 27 aprile del 69 in Roma-Varese.Mi ricordo ancora la gioia di quel giorno,finalmente mi sentivo a casa,sentivo che avevo riscattato la partenza dei miei genitori verso il Venezuela,la parola emigrante non mi dava più tristezza".Il primo trasferimento fu all'Ascoli "Disputai venticinque partite,mi sentivo arrivato e pensare che ne dovevo ancora percorrere di strada...Adesso sono più maturo ed è certo che arrivato non mi sentirò mai più e questo mi aiuta moltissimo;gioco,e mi alleno,con l'entusiasmo di un ragazzo che insegue un sogno,e ancora non mi sembra vero d'aver trovato la mia dimensione,proprio realizzando quella che è sempre stata la mia passione più grande:giocare al pallone e perfezionarmi sempre di più".
Dopo l'Ascoli e il breve ritorno a Roma,ci furono la Maceratese e l'Avellino e mentre i biancoverdi avellinesi conquistavano la promozione in B anche grazie ai gol e al gioco di Bruno, questi conquistava la Serie A con il Cagliari. "Una stagione così così:tredici partite un gol,poi finalmente il Pescara:la mia "terra promessa". E lo sarà sempre anche se ritorneremo in B.Ma sarà per poco.Lo prometto".
(Da "Intrepido")
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