mercoledì 9 gennaio 2013

CALCIO SERIE A:14°GIORNATA (03/01/1993)

Di Redazione.

ANCONA-LAZIO 0-3

Ancona:Micillo,Mazzarano,Lorenzini (66'Vecchiola),Pecoraro,Glonek,Bruniera,Lupo (46' Caccia),Ermini,Agostini,Detari,Sogliano.A disposizione:Nista,Fontana,Gadda.Allenatore: Guerini.

Lazio:Orsi,Corino,Favalli,Marcolin,Luzardi,Cravero,Fuser,Doll (85'Sclosa),Stroppa (77' Bacci),Winter,Signori.A disposizione:Fiori,Bergodi,Neri.Allenatore:Zoff.

Arbitro:Chiesa di Milano.

Reti:69'Fuser 85'Signori 87'Winter.

La Lazio negli ultimi cinque minuti ha reso impietosa e crudele una sconfitta che il volonteroso ma inconsistente Ancona ritiene (tutto sommato non proprio a torto) troppo pesante. Sfortuna? Certo un po' di jella la squadre di Guerini l' ha avuta soprattutto in occasione del primo gol laziale al 29' . Punizione di Fuser, un calcione verso la porta avversaria su un terreno impossibile, la sensazione che Micillo potesse parare il tiro senza problemi mentre la palla, viscida, gli sfuggiva passandogli beffarda tra le gambe. E non si puo' parlare di papera del portiere anconetano perche' la neve rendeva tutto terribilmente difficile. La neve appunto. Non copiosa ma tanto da imbiancare il terreno di gioco al punto da costringere l' arbitro Chiesa a due sopralluoghi nella mattinata prima di decidere di giocare. Certo e' che per mezz' ora correre su un terreno del genere era un problema ed a farne le spese erano i giocatori piu' tecnici: Doll, Signori, sicuramente Detari. Ma la palla rimbalzava e sebbene l' arbitro Chiesa non abbia avuto esitazioni sul fatto che il terreno fosse praticabile, nel primo tempo di vero calcio se n' e' visto poco. Le cose invece sono migliorate nella ripresa quando il fondo e' diventato piu' accettabile. L' Ancona che doveva recuperare il gol di svantaggio si e' gettato in avanti a testa bassa e per la Lazio e' stato facile colpirlo in contropiede dando al risultato proporzioni vistose. La Lazio mancava di Gascoigne e Riedle ma pochi se ne sono accorti. La squadra di Zoff gioca con praticita' e semplicita' ma anche con autorita' mostrando di aver preso finalmente coscienza della propria forza. I suoi meriti, pur contro un avversario nettamente inferiore, sono emersi e non sono pochi. Winter ad esempio su un terreno da "palazzo del ghiaccio" si e' adattato con facilita' disputando una magistrale ripresa. Signori alla distanza si e' rinfrancato superando come e quando ha voluto uno spaesato Glonek. Inoltre la difesa non ha commesso un solo errore. La Lazio insomma ha ampiamente meritato il regalo di Micillo sul primo gol e ha finito in crescendo, non dimenticando le molte occasioni mancate (clamorosa quella di Winter) e la magistrale rete segnata dal solito Signori ed annullata dall' arbitro Chiesa (su segnalazione del guardalinee) per un fuorigioco parso quanto meno dubbio. L' Ancona tutto sommato ha fatto quel che ha potuto e la modestia della sua difesa complica tutto. Pecoraro e' stato l' unico ad emergere ma era solo, desolatamente solo. Detari non era in giornata ed ormai gli capita troppo spesso. Agostini contro Luzardi non ha visto palla, Lupo era intimidito da Favalli. Ermini e Sogliano correvano con buona volonta' ma e' tutta la formazione di Guerini ad evidenziare una modestia di fondo che e' lo specchio della sua mesta classifica. Dopo un primo tempo giocato alla meglio, causa le condizioni del terreno e ravvivato solo dal fortunoso gol di Fuser, nel finale di ripresa la Lazio ingrandiva le misure del successo. Al 40' Doll avanzava e dava a Signori. Con il portiere in uscita, abile e' il pallonetto dell' attaccante azzurro. Al 43' angolo di Fuser. Su tutti si elevava Winter e di testa siglava la terza rete in uno stadio bianco, reso ancora piu' spettrale dai fari che illuminavano il terreno di gioco. La Lazio esulta per un successo che la proietta terza in classifica e che ne fa la squadra del momento tenendo conto che dalla stagione 74 75 (quando aveva lo scudetto sul petto) non vinceva tre partite consecutive in serie A. E se Zoff continua a predicare modestia ed invita tutti alla calma, proprio lui zitto zitto con la sua Lazio ha superato quella Juve che due anni e mezzo fa senza troppi complimenti gli dette il benservito. Ma Zoff non parla di rivincite e continua a ripetere che l' unico obiettivo della sua squadra e' conquistare un posto nella coppa Uefa, obiettivo che e' sicuramente alla portata della sua squadra. Quanto all' Ancona il suo futuro e' davvero buio, aggravato da una situazione societaria precaria e ben lungi dall' essere risolta.

BRESCIA-UDINESE 2-1

Brescia:Landucci,Brunetti (46'Schenardi),M.Rossi,De Paola,M.Paganin,Bonometti,Sabau,Domini,Raducioiu,Hagi (76'Marangon),Giunta.Allenatore:Moro.Direttore tecnico:Lucescu.

Udinese:Di Sarno,S.Pellegrini,Al.Orlando,Sensini,Calori,Pierini,Mattei (84'Kozminski),Rossitto (70'Marronaro),Balbo,Desideri,Mariotto.Allenatore:Bigon.

Arbitro:Amendolia di Messina.

Reti:38'Balbo [Rigore] 45'Hagi 65'Raducioiu.

CAGLIARI-TORINO 0-0

Cagliari:

Torino:

Arbitro:

FIORENTINA-ATALANTA 0-1

Fiorentina:

Atalanta:

Arbitro:Stafoggia di Pesaro.

Rete:53'Perrone.

A fine gara il vicepresidente, Vittorio Cecchi Gori (figlio del presidente Mario, a casa indisposto), si precipita negli spogliatoi e aggredisce verbalmente il tecnico, imputandogli la difesa a zona e di far giocare una Fiorentina “mascherata”. I toni sono talmente accesi che si sfiora la rissa, scongiurata da Romano Cazzaniga, il secondo di Radice. Cecchi Gori se ne va ed alle ventidue esonera l’allenatore.

INTER-GENOA 4-0

Inter:

Genoa:

Arbitro:Mughetti di Cesena.

Reti:4'Battistini 48'Ruben Sosa 64'Ferri 83'Shalimov.

JUVENTUS-PARMA 2-2

Juventus:

Parma:

Arbitro:Nicchi di Arezzo.

Reti:41'[Autorete] Kohler 52'R.Baggio 65'Melli 82'Vialli.

NAPOLI-PESCARA 2-0

Napoli:

Pescara:

Arbitro:Cardona di Milano.

Reti:16'Fonseca 67'Fonseca.

ROMA-MILAN 0-1

Roma:

Milan:

Arbitro:Collina di Viareggio.

Rete:30'Gullit.

Espulso:F.Baresi (6') per fallo da ultimo uomo su Bonacina lanciato a rete.

Avanti un altro, prego. Neppure la Roma si presenta all' appuntamento con la storia e il Milan può allungare a quota quarantanove il suo sbalorditivo record di imbattibilità , scavalcare anche il primo ostacolo del 1993 e aggiudicarsi la settima vittoria stagionale su altrettante trasferte. Giù il cappello di fronte all'invincibile armata rossonera, che come ha detto recentemente patron Berlusconi, "è più forte anche della sfortuna". Le circostanze avevano infatti offerto alla Roma l' opportunità per irrompere nella leggenda del pallone e restituire un barlume di incertezza a un campionato tramortito dallo strapotere milanista. Alla scontata mancanza di Van Basten s' era aggiunta quella di Rijkaard. Due assenze gravose anche per chi può pescare nel più sontuoso organico del mondo perché Van Basten e Rijkaard appartengono alla ristretta e' lite dei rossoneri difficilmente sostituibili. Come se non bastasse, dopo appena sei minuti il Milan perdeva anche Baresi, un altro campione senza eredi alla propria altezza, che stendeva senza complimenti Bonacina in occasione della prima azione in profondità di una Roma timida e contratta. Ultimo ostacolo tra Bonacina e Rossi, Baresi veniva inesorabilmente espulso e alla Roma si presentava l' appetitosa occasione di giocare i restanti ottantaquattro in undici contro dieci e senza più trovarsi di fronte un baluardo come il "libero" della nazionale. La sorte (con la complicità della dabbenaggine di Baresi) si stava incaricando di alimentare le speranze di Boskov, che per tutta la settimana aveva ripetuto la certezza di poter finalmente arrestare la stupefacente marcia rossonera. Se Capello correva ai ripari con uno stratagemma abbastanza logico, inserendo Nava al posto di Massaro, l'uscita del capitano seminava qualche minuto di comprensibile smarrimento nel Milan. Un pasticcio tra Nava e Maldini dava via libera a Carnevale per una conclusione che sfiorava il "sette" della porta rossonera e l' unico valido scatto prodotto da Caniggia confezionava un tiro che finiva a lato di poco. Nonostante la sapiente spinta di Giannini, era tutto qui quello che la Roma riusciva a mettere insieme sulla scia degli sbandamenti avversari. Troppo poco per impensierire un Milan al quale l'inferiorità numerica suggeriva di agire esclusivamente con contropiedi da manuale dopo aver arginato senza eccessivi affanni la confusa aggressività giallorossa. Tassotti e Maldini andavano ritrovando la consueta sicurezza, mentre Nava e Costacurta proteggevano il centro della difesa dalle sterili velleità di Caniggia e dal rabbioso impegno di Carnevale. Più avanti un infaticabile Albertini ed un tenace Boban presidiavano autorevolmente il centrocampo, spalleggiati dai frequenti rientri di Gullit e Lentini. A tastare la solidità della retroguardia romanista provava dapprima Papin, liberato da un lancio di Albertini, con una conclusione che mancava di poco la porta abbandonata da un' avventurosa uscita di Cervone. Al secondo tentativo il Milan faceva centro con Gullit, che era abile come un prestigiatore a dialogare con Tassotti, a liberarsi del giovane e frastornato Dario Rossi e a sistemarsi sul destro il pallone che batteva Cervone. Sotto di un gol, Boskov azzardava la carta delle tre punte, mandando in campo pure Muzzi. Sopra di un gol, invece, Capello toglieva anche Papin e il primo attaccante rossonero diventava più frequentemente Lentini, che in avvio di ripresa aveva l'occasione per chiudere la sfida ma pretendeva troppo dal proprio dribbling sino a farsi bloccare da Cervone. Il resto del secondo tempo era la stucchevole storia del vano assedio della Roma, che si installava stabilmente nella metà campo avversaria ma senza mai impegnare Rossi, con l' unica eccezione di una conclusione del deludente Haessler che il portiere rossonero deviava sul montante prima di ritrovarsi il pallone tra le mani. Intelligentemente, il Milan aveva eretto le proprie barricate sul limite dell' area, rinforzandole sovente con gli arretramenti di Evani e Lentini e soprattutto dell' indomabile Gullit. Piu' forte anche delle avversità , infarcito di umiltà , carattere, grinta e sicurezza, pure il Milan a forza dieci aveva estratto dal prato dell' Olimpico il risultato utile consecutivo numero quarantanove. Avanti un altro, prego.
Giu' il cappello, signori! Passa il Milan e non c' e' record che tenga. Sono quarantanove partite che non perde, le ultime sette, in trasferta, le ha vinte tutte. Cadono baluardi che sembravano insormontabili, qualsiasi ostacolo viene spazzato via: e' proprio un' e' ra che non vede il tramonto, quella del diavolo rossonero. Le buone intenzioni non mancano da parte di chi vorrebbe mettere il bastone fra le ruote al vecchio carro milanista. Ieri, all' Olimpico, dinanzi ad un pubblico di oltre settantamila persone accorso a veder "matare il toro", ci ha provato la Roma di Testaccio. Un rito satanico che la gente non voleva perdere. Si era andati con scrupolo a scavare in archivio per verificare i precedenti, era stato chiamato a testimone un uomo illustre del pensiero italiano, quel Giambattista Vico che credeva e sosteneva a spada tratta la bontà del principio secondo cui la storia è piena zeppa di corsi e di ricorsi. Un evento già avvenuto si ripete, basta solo aspettare ed avere pazienza. Perché non applicare la stessa verità allo sport, ed al calcio in particolare? Ecco fatto, dunque. Nel 1977, c' e' un precedente che fa testo: e' il mese di gennaio, siamo alla 14 giornata, all' Olimpico scende la Juventus che ha infilato sei vittorie in trasferta. Ma al settimo tentativo, avversaria la Roma di Liedholm, la Juve cade e il record si ferma d' incanto. Siamo a cavallo, quindi. Se la teoria di Vico ha concrete fondamenta e si può , per analogia, adattare al football, le premesse per una "toreada" ci sono tutte. Niente perplessità , dunque. Si voli allo stadio, anche se fa freddo e il termometro è sceso sotto lo zero. Lo spettacolo è assicurato, ai propri figli o ai propri nipoti, si potrà raccontare: "Io, quel giorno, c' ero". La vittima sacrificale è il Milan del cavalier Berlusconi, il signor Canale 5. Non è appetibile indicare il "pollice verso", come al tempo degli imperatori romani che affollavano il Colosseo? Lo stadio e' stracolmo, i miliardi che la società incassa sono oltre due e mezzo. E poi i segnali che il Milan finalmente cadrà aumentano progressivamente con il passare delle ore. E fuori Van Basten, va k.o. Rijkaard, in difesa qualcuno non ha digerito gli stress di una partita giocata a metà settimana. Quei mille aficionados scesi fino a Roma tremano e non nascondono un certo nervosismo. Tanto più che il Milan diventa subito baby. Baresi si fa espellere, Capello è costretto a rivoluzionare la formazione. "Avete visto che Giambattista Vico aveva ragione?", urlano i patiti delle statistiche. Eh sì , stavolta diventa dura per il diavolo, le sue corna potrebbero non pungere più . Addio record, addio imbattibilità , anche perché nell' altra metà del campo c'è una Roma che il tribuno Boskov ha caricato a dovere. "Non sono supermen, ma giocatori come voi", grida ai suoi ragazzi. Il Milan dal sangue blu si innervosisce, s' impenna come i cavalli di razza che fantini troppo prudenti vorrebbero tenere a bada. E reagisce alla sorte avversa, prima ricostruendo la squadra con un assetto diverso; poi, assestando all' avversario il colpo del knock out. Questa volta ci pensa Gullit, come l' antivigilia di Natale a Genova, con la Sampdoria. Un assist, un dribbling veloce e infine la mazzata che il povero Cervone, incredulo, nemmeno riesce a vedere. Corre il ventinovesimo minuto della partita. Il resto non ha storia, perché il diavolo, malgrado l'inferiorità numerica, gioca nella stessa maniera con cui il gatto scherza con il topo prima di farne un sol boccone. La differenza fra le due squadre è stratosferica: una cammina in tranquillità fra le nuvole del paradiso, l' altra è a metà strada fra il purgatorio e l' inferno. Strano, vero, per un diavolo? Dovrebbe essere il contrario, ma il Milan ci ha abituato ai miracoli, se no che Milan sarebbe?. Churchilliano. Potrebbe essere questo l' aggettivo giusto per definire l' atteggiamento di Fabio Capello nella chiacchierata del dopo partita. Petto in fuori, rende onore alla truppa: "Sono orgoglioso di allenare una squadra composta da ragazzi come questi. Hanno offerto una prova straordinaria di attaccamento ai colori sociali, di disponibilita' al sacrificio, di grande umilta' , di intelligente interpretazione tattica. Restare in dieci quasi subito, e per l' espulsione di un Baresi, e vincere contro una Roma e' davvero un' impresa". La lapide è scolpita. E non si fanno eccezioni, non c'è posto per i singoli. Neanche per Gullit, che un trattamento differenziato forse lo meriterebbe. "Tutti hanno dato tutto", insiste il generale, fiero del peso che hanno avuto le sue scelte. Quella di non mortificare la sala d' aspetto e di lasciare a riposo Rijkaard, ad esempio: "Frank ha provato e ha confessato di non essere al massimo, quindi non ci sono stato a pensare troppo su. Non si può predicare bene e razzolare male...". Quella di assumere un atteggiamento prudente, improntato all' occupazione degli spazi e alla manovra di rimessa: "Visto a cosa serve la zona e l' organizzazione, quando una squadra sa rispettare le consegne ed attendere il momento giusto per esprimere la propria personalità ?". Anche quella di saper rinunciare a Papin: "Ho preferito che a restare davanti fosse Lentini, se non altro per la sua statura che sarebbe tornata utile in difesa sui calci d' angolo". Tutti d' accordo, anche monsieur Jean Pierre, che è di quelli che dal campo non uscirebbe neanche a notte fonda: "Per vincere si può fare tutto ed accettare tutto. Quando una sostituzione ha una logica tattica precisa, come l' aveva la mia, non sarò mai io a creare problemi. S' e' respirata una bella atmosfera nel nostro gruppo: dopo l' espulsione ci siamo sentiti più che mai squadra". Gli resta solo il rimpianto di non aver fatto gol prima d' uscire di scena: "L' opportunità l' ho avuta. Cervone mi ha anche toccato in uscita e sarei potuto cadere per prendere il rigore. E se poi l' arbitro non me l' avesse dato? Io ero sicuro di segnare lo stesso...". E tutto un sorriso il Milan. Non gli manca nemmeno quello di Franco Baresi. "In pratica non ho giocato, spero che il giudice sportivo ne tenga conto . ricorda con fare disteso .. Non voglio far polemiche, ma non sono mica tanto convinto dell' espulsione. Per almeno due motivi: perché Bonacina era stato il primo ad usare le mani per farsi largo e perché non mi pare proprio che il romanista stesse andando filato in porta, tutt' al più in diagonale. Ma se la regola è questa...". Un altro record in bacheca, quello delle sette vittorie esterne filate, ora si tirano in ballo per domenica le nozze d' oro con i risultati utili consecutivi. Ed in giro tutti fanno scongiuri a luci rosse. Anzi rossonere.
Aria di tempesta in casa giallorossa. Boskov se la prende con i giocatori, li accusa di non aver dato retta alle sue indicazioni. E non salva quasi nessuno: dal giovanissimo terzino Rossi a Giannini, passando per Caniggia. E loro, i "rei"? Rispondono per le rime: "Manca qualcosa nel gioco", sottolinea lo spento argentino rispedendo il siluro al mittente. E il capitano non e' da meno: "Tassotti e Maldini chiudevano bene sulle ali. E facile parlare da fuori, bisogna stare in campo per capire quello che accade....". Insomma, un "tutti contro tutti" che non fa presagire nulla di buono in vista della trasferta a Bergamo. Al di la' del risultato che li condanna ma non li umilia, i giallorossi escono a pezzi dall' incontro con l' invincibile Milan per le polemiche scatenate da Boskov. E, soprattutto, perché si aprono le prime crepe in uno spogliatoio che sembrava perfettamente cementato. Il primo a non nascondere la propria delusione al termine della gara è Ciarrapico. In difficoltà con le attività imprenditoriali, l' ex re delle acque minerali vede in bilico anche il destino della sua formazione: "Il Milan sembra proprio imbattibile. Ma noi abbiamo avuto qualche occasione e non siamo riusciti a sfruttarla", dice il presidente. E poi aggiunge senza entusiasmo: "Siamo stati anche sfortunati. La classifica si fa preoccupante? Che c' entra... Abbiamo ancora tante partite da disputare". Si torna al tecnico. E l' esordio sembra all' acqua di rose. "Mi dispiace per i tifosi e per i giocatori. Ma la Roma ha lottato". Poi arrivano le note dolenti: "Tecnicamente i ragazzi hanno sbagliato dal primo all' ultimo minuto: hanno insistito sempre e solo con i passaggi centrali senza cercare di aprire il gioco sulle fasce. Le uniche occasioni da rete le abbiamo avute nelle due volte in cui abbiamo cercato di aggirare la loro retroguardia per vie esterne". Ancora. "Quando una squadra vince, bisogna farle per forza i complimenti", premette Boskov. "Ma con il nostro modo di giocare loro sono stati senz' altro facilitati. Io ho perduto la voce dalla panchina, i difensori del Milan non hanno invece perso la testa. Era necessario giocare con calma", aggiunge l' allenatore parlando dei suoi. La classifica della Roma fa acqua da tutte le parti. Il tecnico se ne rendo conto e non cerca scuse: "Dobbiamo fare quattro punti nelle prossime tre partite", proclama. Ma gli impegni che attendono la squadra prima della conclusione del girone d' andata non sono certo facili: Atalanta e Udinese in trasferta, la sola Samp all' Olimpico tra due settimane. E Giannini se ne rende perfettamente conto: "Siamo in zona critica. Già da domenica sarà importante fare risultato. Il Milan? Fortissimo ma anche fortunato".

SAMPDORIA-FOGGIA 3-3

Sampdoria:

Foggia:

Arbitro:Ceccarini di Livorno.

Reti:3'Biagioni [Rigore] 7'Bresciani 22'R.Mancini 26'R.Mancini 47'R.Mancini 78'Bianchini.

CLASSIFICA:Milan 25 Inter 17 Atalanta 16 Lazio 16 Torino 16 Cagliari 15 Fiorentina 15 Juventus 15 Sampdoria 15 Brescia 14 Parma 14 Foggia 13 Genoa 13 Roma 12 Udinese 12 Napoli 10 Ancona 8 Pescara 6.

CLASSIFICA MARCATORI:



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