Alle ore tredici e cinquantadue a Zolder, mancavano pochi minuti al termine delle qualifiche del sabato e Gilles Villeneuve occupava l'ottavo posto in griglia mentre Didier Pironi,compagno di squadra Ferrari ma ora più che mai avversario dopo quello che era accaduto ad Imola aveva il sesto tempo.Ormai in procinto di rientrare ai box,affrontò la chicane alle spalle dei box e successivamente la discesa che immette alla curva 'Terlamenbocht', la curva del bosco. Improvvisamente si trovò davanti la più lenta March di Jochen Mass, il quale lo vide arrivare e si spostò subito a destra, pensando che il canadese lo superasse a sinistra; Villeneuve, invece, eseguì la manovra opposta, per affrontare la Terlamen all'interno, lungo la traiettoria più veloce, e anch'egli andò quindi verso destra. La collisione fu inevitabile: la Ferrari urtò, con la ruota anteriore sinistra, quella posteriore destra di Mass. La vettura decollò, compì due looping completi per un totale di venticinque metri di volo sfiorando il guard-rail sulla destra. Il looping successivo portò la monoposto a schiantarsi violentemente a terra, nella via di fuga interna alla Terlamenbocht: l'energia cinetica era tuttavia tale che la vettura venne rilanciata in aria, priva di gran parte dell'avantreno, per poi ricadere circa mezzo metro più in là, in mezzo alla curva. Jochen Mass rischiò di essere colpito dal rottame, che per qualche istante aleggiò sopra la sua vettura, riuscendo tuttavia ad evitarlo sterzando bruscamente nella via di fuga.Allorché la macchina rimbalzò sul terreno, uno dei pannelli Honeycomb della scocca, posto accanto alla paratìa frontale del serbatoio, cedette, trascinando con sé gli attacchi delle cinture di sicurezza: perciò Villeneuve fu proiettato fuori dall'abitacolo con il sedile della Ferrari ancora attaccato a lui, e ricadde malamente al suolo, dopo un volo di quasi 50 metri, sulla spalla destra e con il corpo strappò la prima rete di protezione, sbattendo poi violentemente il collo su un paletto di sostegno della seconda rete metallica. I rottami della macchina volarono in tutte le direzioni: nella carambola, Villeneuve perse finanche le scarpe, che vennero ritrovate a duecento metri dal luogo dell'incidente, e il casco, che ricadde a cento metri, mentre il volante volò a centottanta,tale fu la violenza dell'incidente.
Sul posto si trovavano alcuni commissari di percorso ed un medico, che immediatamente diedero l'allarme e soccorsero il pilota. La direzione di gara espose la bandiera rossa. Si fermarono nel frattempo alcuni piloti (lo stesso Mass, John Watson, René Arnoux, Derek Warwick), che si precipitarono a verificare la situazione. Le condizioni di Villeneuve erano palesemente gravissime: era privo di sensi, flaccido, cianotico ed edematoso su viso e collo. Altre lesioni non si scorgevano, e il pilota presentava comunque attività cardiaca regolare, dunque gli uomini del soccorso e il dottor Sid Watkins (che giunse sul posto due minuti dopo il fatto) conclusero che doveva esservi una frattura della colonna vertebrale. Posero allora il suo collo in trazione e gli praticarono massaggio cardiaco e respirazione bocca a bocca.Una crescente folla di curiosi accorse sul luogo dell'incidente per capire cosa fosse accaduto: per evitare che intralciassero le operazioni di soccorso, commissari e piloti formarono un cordone umano per fermare la calca, mentre altri nascondevano il corpo di Gilles con dei teli neri. Passò di lì nel frattempo anche Didier Pironi, che tuttavia si fermò per pochi secondi, tornandosene subito dopo ai box.Dopo qualche minuto il pilota fu caricato a bordo dell'automedica, condotta dal direttore di gara Roland Bruynseraede, e trasferito al centro medico dell'autodromo, dove fu stabilizzato, per poi essere trasportato in elicottero alla clinica universitaria St. Raphael di Lovanio, dove un'equipe di medici rianimatori era pronta per prestargli le prime cure. Il dottor Watkins, che accompagnò Gilles lungo tutto il tragitto, nutriva tuttavia ben poche speranze. Gli stessi piloti che avevano visto le condizioni di Villeneuve tornarono ai box profondamente scossi: John Watson disse a tutti che Gilles era già morto.Frattanto, Jody Scheckter, ex compagno di squadra di Villeneuve e suo caro amico, informato dell'accaduto dallo stesso dottor Watkins, telefonò alla moglie Joann, che era rimasta a casa, a Montecarlo, per la prima comunione della figlia Mélanie. Le disse che Gilles aveva avuto un incidente gravissimo, avvertendola di partire subito per il Belgio. Joann diede in escandescenza, e la moglie di Scheckter, Pam, che era accorsa a casa Villeneuve, dovette somministrarle dei calmanti. Qualche ora dopo, Pam e Joann salirono sul primo aereo per Bruxelles.Giunto che fu Villeneuve alla clinica di Lovanio, il capo rianimatore, professor De Looz, lo sottopose subito ad una Tac, che evidenziò la presenza di una grave lesione del tronco encefalico e la rottura (con conseguente distacco) delle vertebre cervicali, con gravissime lesioni midollari alla base del cranio. Tale lesione fu indotta o dall'impatto con il paletto della rete o dalla tremenda decelerazione (calcolata in 27 G) o, più probabilmente, dalla violentissima trazione esercitata sul collo dalle cinture di sicurezza nel momento in cui il sedile si era staccato dal telaio. Il cervello non mandava perciò più impulsi al cuore che, insieme all'apparato respiratorio, svolgeva ancora le sue funzioni praticamente per inerzia. De Looz concluse che non c'era nulla da fare e che se anche, per assurdo, Villeneuve fosse sopravvissuto, sarebbe comunque rimasto paralizzato dal collo in giù e in uno stato puramente vegetativo per quel che gli sarebbe restato da vivere. Ciononostante il pilota canadese fu tenuto in vita tramite macchina cuore-polmone, anche perché Marco Piccinini, braccio destro di Enzo Ferrari, rifiutò di credere che tutto fosse perduto, chiedendo al dottor Watkins di chiamare "il miglior neurologo del mondo". Il medico inglese telefonò allora al dottor Gilles Bertrand, suo caro amico, che gli confermò l'infausta prognosi. Tale responso fu dato anche alla moglie di Villeneuve, Joann, giunta a Lovanio verso le 19:00. Ella, dopo aver lungamente parlato con Watkins e De Looz, alle 21:12 diede l'autorizzazione a staccare le macchine che tenevano in vita il marito.Il corpo di Villeneuve fu riportato in Canada il giorno successivo con un Boeing 707 messo a disposizione dal governo canadese. Nei successivi due giorni la salma fu esposta in una camera ardente allestita nel municipio di Berthierville. Il 12 maggio si svolsero le esequie, sempre a Berthierville, davanti a migliaia di persone, tra cui erano presenti anche Jody Scheckter e Jackie Stewart, oltre a numerose autorità del governo canadese;tra i piloti in attività, solo Jacques Laffite si presentò. Nemmeno Enzo Ferrari riuscì a partecipare.Al termine della cerimonia la salma venne trasportata al cimitero dell'est a Montreal e, rispettando le ultime volontà del pilota, fu cremata.
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