lunedì 30 dicembre 2013

LA MORTE DI CARMELINO COCCONE (27/12/2013)

Di Redazione.
Stroncato da un male incurabile è morto all'età di 73 anni Carmelino Coccone (NELLA FOTO IL PRIMO DA SINISTRA NEL PROCESSO A BARBAGIA ROSSA). Un nome che riemerge dal passato e che ha segnato momenti tristi di storia della Sardegna, dai quali era comunque riuscito ad affrancarsi. Grazie all’aiuto dei parenti e dei suoi avvocati Gianni Sannio e Pasqualino Federici, che l’hanno sempre difeso, anche in processi importanti e difficili, contraddistinti da lunghe detenzioni, riuscendo sempre a dimostrarne la sua innocenza. Carmelino Coccone era salito alla ribalta delle cronache nell’estate del 1981, la stagione delle Brigate Rosse, degli omicidi politici e del tentativo di trasformare la Sardegna nella Cuba del Mediterraneo. I carabinieri di Nuoro, al comando del famoso capitano Enrico Barisone, erano piombati nella notte in un ovile nelle campagne di Sa Janna Bassa, in territorio di Orune, mentre era in corso un summit tra alcuni latitanti dell’epoca e diversi brigatisti rossi, di cui non si scoprì mai esattamente l’identità, anche se si è sempre parlato di Antonio Savasta ed Emilia Libera, intercettati infatti poco tempo dopo a Cagliari dov’erano stati coinvolti in un’altra sparatoria. I carabinieri fecero irruzione nell’ovile, ma furono accolti dal fuoco incrociato delle vedette appostate fuori dalla casupola. Il conflitto a fuoco fu durissimo e si concluse con l’uccisione di due latitanti (Francesco Masala e Mario Giovanni Bitti) ed il ferimento dello stesso capitano Barisone. Mentre infuriava la battaglia, i brigatisti erano comunque riusciti ad allontanarsi dall’ovile e quando i carabinieri erano entrati nella casupola avevano trovato e arrestato Coccone ed altri orunesi. È l’unica vicenda per la quale era stato condannato. Anche se poi era stato coinvolto in numerose altre inchieste, tra le quali quella contro la Superanonima sequestri che aveva terrorizzato la Sardegna negli anni Ottanta: ma era sempre uscito pulito. Da giovane era stato latitante dopo essere stato accusato di un duplice omicidio a Orune. Si era sempre proclamato innocente, estraneo a tutto e infatti era rimasto alla macchia fino a quando non era arrivato il totale proscioglimento. Ma erano tempi duri e il suo nome era uno di quelli che al tempo si diceva che fosse un coperchio buono per tutte le pentole e così era stato coinvolto in numerosi altri episodi gravissimi. Ma era sempre riuscito a provare la sua innocenza e ritornare in libertà dopo lunghi periodi di detenzione.
Il 25 settembre 1989 tre suoi nipoti vennero uccisi nelle campagne di Orune:

Tanta ferocia, un' esecuzione così spietata, nessuno, neanche i poliziotti e i carabinieri più anziani, la ricorda. Tre fratelli massacrati a colpi di fucile sul viso dentro l' auto su cui viaggiavano, all' alba e a due passi dal loro ovile, secondo i rituali della più classica vendetta barbaricina; un paese, Orune, da sempre coinvolto in storie criminali, che torna dopo un periodo di tregua a vivere giorni di terrore: il triplice delitto di ieri mattina nelle campagne di Sa Serra, tra Orune e Benetutti, al centro di una zona resa incandescente dal banditismo e punto di transito delle bande di sequestratori, segna una svolta la cui scia di conseguenze, dicono gli inquirenti, si potrà valutare solo a distanza di anni. Niccolò, Ciriaco e Luigi Coccone, trentatré, trentuno e ventisette anni, nipoti di Carmelino Coccone, considerato un grosso calibro del banditismo anni settanta, più volte coinvolto (e poi assolto) in processi per sequestro di persona, non erano personaggi qualsiasi, anche se a Orune tutti sostengono che si sono sempre mantenuti al di sopra delle parti nella faida che da una decina d' anni insanguina il paese, e che ha lasciato sul terreno una quindicina di morti. E infatti di faida non parlano, in questo caso, gli inquirenti. Anche se la ferocia con cui i tre sono stati uccisi fa pensare a un regolamento di conti all' interno di una trama criminale dai forti interessi in campo: che possono andare dai sequestri di persona ad altri loschi affari legati al mondo della pastorizia. Ieri mattina, intorno alle sei, una Fiat Duna bianca percorre la stradina campestre che porta all' ovile dei Coccone, nella zona di Sa ' e Bustianu Serra. A bordo ci sono i tre fratelli. Sono guardinghi, come sempre, da quando due anni fa Niccolò e Luigi, sempre in questa campagna, furono assaliti a colpi di mitra. Allora riuscirono a fuggire, con la loro Renault 5, così come era sfuggito due anni prima a un altro agguato tesogli nella zona di Orotelli lo stesso Niccolò. L' auto passa il primo cancello che porta all' ovile e tutto sembra tranquillo. Anche intorno al secondo cancello non si muove foglia. Ai lati dell' ingresso c' è la carcassa della R5 crivellata dai colpi del vecchio agguato. Dietro una di queste vetture, probabilmente, si nascondono i killer: l' auto sta imboccando il cancello quando il lunotto posteriore esplode, frantumato da una scarica di pallettoni. L' auto sbanda, fa qualche metro e finisce rovesciata di fianco, contro un mucchio di sassi. Gli assassini si avvicinano e puntano le canne degli automatici direttamente dentro l' abitacolo, contro le teste dei tre fratelli: è la strage. Decine di colpi in rapida successione, una mattanza che dura qualche manciata di secondi, poi il silenzio. Un vicino di pascolo sente le scariche, lascia passare un ragionevole lasso di tempo, e si avvicina. L' allarme è immediato, ma i killer quando arrivano i primi inquirenti stanno probabilmente già dormendo nei loro letti. Il commissario Salvatore Mulas, capo della Mobile di Nuoro è tra i primi, insieme ai carabinieri del gruppo di Nuoro, ad arrivare: Mai vista una cosa simile. Un massacro come questo nasconde cose grosse. Noti alla giustizia solo per piccoli precedenti penali, reati tipici del mondo pastorale come l' abigeato e il porto abusivo d' arma, i tre Coccone erano considerati personaggi tranquilli, pur facendo parte di una famiglia nota e temuta. Un loro zio, Carmelino, fratello del padre Giuseppe, è stato più volte accusato di aver fatto parte dell' Anonima sequestri. Nell' ovile di Coccone, a Sa Janna Bassa, tra il 16 ed il 17 dicembre del 1979 si tenne infatti un vertice dei militanti di Barbagia Rossa, la frazione sarda delle Br. In quell' occasione i carabinieri, giunti a interrompere il summit terroristico uccisero due latitanti, e nelle tasche di uno di questi furono trovati i piani della colonna brigatista, che prevedevano fra l' altro un assalto armato al supercarcere di Bad' e Carros.

Gli ultimi anni Coccone li ha comunque trascorsi lavorando, accudito dalla sorella che l’ha assistito durante la malattia.

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