Di Eleonora Bullegas.
I fallimenti delle aziende sono in lieve diminuzione. Per rilanciare in modo decisivo l'economia regionale e, soprattutto, per evitare una nuova e negativa inversione di tendenza, è però fondamentale attivare investimenti, rendere disponibili le varie risorse, come i fondi europei 2014-2020, e favorire l'accesso al credito. Al 31 marzo scorso le aziende totali presenti nell'Isola erano 166.795, delle quali 37. 360 operative nel comparto artigiano. Nei dati contenuti in una recente indagine del Centro studi dalla Cna Sardegna, è risultato che i fallimenti registrati nel primo quadrimestre di quest'anno sono arrivati a quota 98, a fronte dei 102 rilevati nei primi quattro mesi del 2014. Nel corso di tutto l'anno scorso le imprese che hanno dovuto chiudere i battenti sono state 294, contro le 262 del 2013. Il picco più grave è stato fotografato nel periodo compreso tra il 2009 e il 2014. In quest'arco di tempo, in Sardegna, il numero dei fallimenti è lievitato di quasi il 175%. L'Isola, per questa ragione, si è guadagnata il primato negativo tra le regioni italiane, posizionandosi al secondo posto in classifica dopo il Molise. «La complessa e prolungata fase di difficoltà attraversata dall'economia regionale», commentano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna, «ha fatto aumentare a dismisura il numero di procedure concorsuali dalle 77 del 2008 e le 107 del 2009, si era passati alle 262 del 2013, fino alle 294 del terribile 2014. La speranza è che, stando ai dati positivi per i primi cinque mesi dell'anno, alla fine del 2015 questo numero possa finalmente iniziare a ridimensionarsi. Tutto dipenderà dalle capacità del sistema economico regionale di approfittare dei fattori propulsivi emersi in questa prima parte di 2015, tra cui: euro debole, crescita attesa dei flussi turistici stranieri (soprattutto dai Paesi non euro, anche grazie all'effetto Expo), ripresa del commercio mondiale, calo dei costi energetici, riduzione dei tassi di interesse a lungo termine». La ripresa economica regionale, per adesso, sembrerebbe un miraggio. La situazione, soprattutto nell'edilizia, è ancora problematica. La metà del calo occupazionale constatato in Sardegna negli ultimi sei anni riguarderebbe, infatti, proprio il settore delle costruzioni e il suo indotto. Dallo studio condotto dalla Cna è emerso che tra le aziende edili la percentuale dei fallimenti rispetto allo stock nel periodo 2008-2015 è stata quasi doppia rispetto al resto delle imprese regionali (1,5% contro lo 0,8%). In quest'ottica è di fondamentale importanza attivare degli interventi prioritari, mirati al rafforzamento dell'intero tessuto economico e finalizzati a un concreto rilancio dell'occupazione. «Da questi dati», concludono Piras e Porcu, «emerge ancora una volta la necessità di fornire al nostro sistema produttivo gli input necessari per avviare la difficile ripresa. Questi devono arrivare da un'azione determinata e forte sul fronte del lavoro e dell'occupazione. Rilanciare investimenti e credito sono le azioni prioritarie su cui concentrarsi per far ripartire l'economia, ricorrendo all'immediato utilizzo di tutte le risorse disponibili, a partire da quelle relative ai fondi europei 2014-2020, sulla cui spendita rischiamo già da ora di accumulare colpevoli ritardi».
(Da "L'Unione Sarda")
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