Di Giuseppe Meloni.
Bastano 70mila persone per un sondaggio elettorale? Bastano e avanzano, visto che spesso si fa su campioni assai più ridotti. E allora fingiamo che gli elettori dei quattro grandi Comuni sardi al voto siano i protagonisti di una maxi-rilevazione sulla salute dei partiti, e vediamo che indicazioni danno.
CONFRONTI Se si guarda agli esiti del 2010 a Nuoro, Quartu, Sestu e Porto Torres, la prima evidenza è che sta saltando il bipolarismo rigido. E non solo per i 5 Stelle. Centrosinistra e centrodestra tradizionali soffrono anche al di là dello spazio ceduto ai pentastellati. Le somme dei voti nei quattro centri dicono che le coalizioni di centrosinistra perdono quasi 5 punti, quelle opposte più di 12. Ma il dato va specificato. Perché in alcuni Comuni era presente più di un'alleanza che pesca nel medesimo campo. Pd e soci subiscono il fuoco amico della Base e di altri gruppi, a Nuoro e Porto Torres (come la volta scorsa, per altro). Problema ancor più grave per Forza Italia. A Quartu, l'esercito compatto che aveva fatto vincere Mauro Contini al primo turno si è sfrangiato, con l'ottima prova di Tonio Pani e la presenza forte di Gabriele Marini dei Riformatori. A Nuoro correva da solo addirittura l'ex capogruppo Pdl in Comune, Pierluigi Saiu, e ha strappato l'11,5%.
I GRANDI PARTITI Dinamiche locali, certo, ma che riflettono anche le difficoltà dei partitiguida. Il Pd resta davanti a tutti, ma sembra dover rinunciare - come nel resto d'Italia - al progetto renziano di prendersi tutto il centrosinistra, e magari un pezzo dell'altro polo. La differenza sarebbe abissale, ma il paragone scorretto, con le Europee 2014: quella è una gara tra poche liste, nei Comuni invece i voti si polverizzano in un profluvio di civiche. Ma confrontando le pere con le pere emerge comunque una perdita di 4mila voti democratici tra 2010 e 2015. Persino peggiore il calo, nello stesso periodo, dal Pdl a Forza Italia: 9mila voti. Certo, il dato è drogato dall'assenza del simbolo di FI, domenica, a Nuoro e Porto Torres. Ma a parte che non presentarsi non è segno di buona salute, va detto che le civiche di taglio forzista non sono andate alla grande.
I LEADER «Il nostro elettorato ha dato segni di vitalità», ha commentato il coordinatore di FI Ugo Cappellacci, riconoscendo però che «il centrodestra deve riorganizzarsi, ritrovare intorno ai valori e alle idee la ragione di un cammino comune». Andando «oltre i personalismi», per «restituire rappresentanza a chi si rispecchia nell'area rappresentata da FI, centristi, FdI e anche Lega». Serve però un chiarimento coi Riformatori, se il loro leader Michele Cossa chiede al centrodestra di «capire se c'è una strategia complessiva per la Sardegna che ci tenga insieme». Renato Soru è ottimista: «Il Pd conferma il radicamento con tanti sindaci anche nei centri medi e piccoli, un percorso di rinnovamento e inclusione che sta raccogliendo frutti».
ALTRE LISTE Molti partiti non sono confrontabili tra le due votazioni. Al netto di imprecisioni dovute a liste “miste”, si può dire che tengono Sel e Psd'Az, ma su livelli bassi. E i sardisti appaiono ancora confusi: con FI a Quartu, più a sinistra a Nuoro e Porto Torres. Si conferma la presenza dei Rossomori, e a Nuoro la bicicletta (doppio simbolo) Centro democratico-Partito dei sardi è la seconda forza del centrosinistra ufficiale. Restano in libera uscita i tanti voti dell'Udc, nel guado della transizione verso l'Area popolare col Nuovo centrodestra. Mentre a Quartu si segnalano ottime prove, nella squadra di Tonio Pani, di Unidos di Mauro Pili (6,47%) e l'esordiente lista civica Sardegna20Venti (5,98). Poco evidenti a questo giro gli indipendentisti, specie nei grandi centri. La segreteria di Progres, assente col proprio simbolo, si congratula coi suoi candidati disseminati nelle liste civiche: eletti Gabrielli Cossu a Pabillonis e Alberto Medda ad Arborea. M5S Discorso a parte per i pentastellati. Il confronto col 2010 non ha senso, quello con le Europee 2014 sarebbe impietoso: visto che all'epoca erano addirittura il primo partito a Quartu e Sestu. Ma è risaputo che il Movimento soffre man mano che le elezioni si fanno più locali, laddove il voto d'opinione pesa meno. In questo senso, perciò, più ancora del risultato di Porto Torres con Sean Christian Wheeler al ballottaggio, il M5S ha ragione di festeggiare una media vicina al 13% nei quattro grandi centri. Dopo la scomparsa alle Regionali di 15 mesi fa, tutto lascia pensare che la vena carsica dei grillini sardi sia riemersa. Con grande forza.
(Da "L'Unione Sarda")
Nessun commento:
Posta un commento
Qualsiasi commento anonimo o riportante link NON sarà pubblicato
Any anonymous or linked comments will NOT be published