martedì 29 settembre 2015

LE MINORANZE IN EUROPA (28/10/2008)

Di Giampaolo Carboni.

Il problema delle minoranze in Europa dipendeva dal rispetto delle minoranze stesse. La costruzione dell'integrazione europea d'altronde si è fatta anche sul rispetto delle minoranze nazionali e la questione non è circoscritta a singole zone. Per definire il concetto di minoranza dobbiamo affrontare qualche piccola definizione di carattere geo-politico in particolare delle categorie di geopolitica in cui si intendono le minoranze come popolazioni senza territorio con caratteristiche etniche e religiose comunque definite. Da un punto di vista teorico la minoranza è un gruppo definito con caratteristiche di carattere razziale,etnico(ad esempio:ebrei) ed inoltre ci può anche essere una comune denominazione di carattere linguistico e religioso. Gli Ebrei non avevano un territorio come gli zingari nonostante abbiano delle caratteristiche etniche molto forti. Altre popolazioni sono maggioritarie in alcune zone ma minoritarie in generale (ad esempio:gli altoatesini in Italia). Francesco Capotorti nel 1991 diede per la prima volta una definizione abbastanza valida di minoranza con il suo “Studi sui diritti delle persone,indipendenza del fattore etnico,religioso e linguistico”. Per Capotorti la minoranza è un gruppo numericamente inferiore rispetto al resto della popolazione ed in posizione non meno dominante con un fortissimo senso di identità e coesione. Per tornare agli Ebrei essi sono presenti in moltissime città ma rinchiusi in un ghetto che isolava rispetto al resto della popolazione (a Venezia erano addirittura ospitati in un isola). Cominciano ad essere vittime di antisemitismo fin dal Medioevo e che riprese fra fine 800 ed inizio 900 e che esplosero poi con l'avvento del Nazismo. Anche dove non erano perseguitati restavano in ogni modo vittime del pregiudizio,legato prevalentemente al loro maneggiare denaro. Anche in ambiente cattolico di destra l'antisemitismo nei loro confronti riemerse più volte. Gli ebrei hanno comunque degli elementi che gli fanno uscire dalla minoranza:si abituano infatti agli usi ed ai costumi del paese dove abitano e parlano la lingua del posto. Vi son poi minoranze maggioritarie in alcune zone ma minoritarie in altre come dicevamo(ad esempio dopo la prima guerra mondiale popolazioni ungheresi vengono lasciate in Cecoslovacchia e Romania,alcuni popolazioni tedesche rimasero fuori dal territorio tedesco come le persone mandate in Transilvania per colonizzare e questo è un vero e proprio sfruttamento delle minoranze,ma si pensi anche a greci e turchi che non abitano nei confini dei loro territori con greci in Turchia e turchi in Grecia o ancora,dopo la Seconda Guerra Mondiale,abbiamo tedeschi che rimangono in Polonia e Cecoslovacchia e gli italiani che rimasero nella jugoslava Istria). La fine del 900 porta all'esplosione delle aspettative delle minoranze con queste ultime che sperano di potersi riunificare in uno stato, un esplosione di tipo centrifugo all'interno degli stati stessi. Nel caso italiano c'è la questione degli altoatesini,con il Trentino preso dopo la Prima Guerra Mondiale e non mollato dopo la Seconda pagando un prezzo altissimo a livello economico ed autonomo in quanto l'Alto Adige ha un livello di autogoverno notevolissimo. Si è tentato di classificare comunque questi livelli di minoranze e nel 1982 il francese Guy Vuerrot ha fatto una classificazione del grado di autodeterminazione in cinque livelli:il livello 1,quello più basso,è dato dall'autoaffermazione ovvero sia il fatto di dichiararsi semplicemente esistenti come ha fatto,ad esempio,la comunità bretone. Il secondo livello prevede l'autodefinizione,cioè il diritto a definire la propria sostanza ed i propri confini come vorrebbero i palestinesi con il riconoscimento del loro stato. Al terzo livello c'è la secessione,il separarsi da un altro stato o per diventare indipendenti o per unirsi ad un altro stato(ad esempio si pensi ai Baschi che vogliono diventare indipendenti in Spagna). Al quarto livello c'è l'autorizzazione che descrive quelle minoranze che possono darsi le leggi autonome all'interno dello stato nazionale(ad esempio:Galles e Scozia che hanno una squadra di calcio). Al quinto livello,quello più alto,vi è l'autogestione completa all'interno di uno stato (ad esempio:gli altoatesini). Secondo Guy Vuerrot,il diritto di secessione sarebbe il massimo del conflitto che porta necessariamente ad una guerra fra le parti,la non-rottura dell'unità nazionale dello stato dev'essere dunque garantita. Sergio Salvi nel volume “Le lingue tagliate” (dove per tagliate si intendono le lingue compromesse) un libro del 1975,in cui si propongono 4 livelli di classificazione della lingua e del concetto di minoranza:il primo è una debole percezione della propria specificità,il livello più basso (ad esempio:Bretoni). Il secondo livello è una percezione del senso di diversità più spiccata e forte come nel caso dei sardi che hanno intrapreso una richiesta di riconoscimento di lingua ed insegnamento di essa. Al terzo livello c'è una percezione che comincia a diventare opposizione ostile nei confronti dello stato nazionale (ad esempio:baschi in Spagna,corsi in Francia). Al quarto livello c'è un sentimento di ostilità molto forte,aggravato da misure quasi di guerra come nel caso dell'Ulster in Irlanda. Secondo Salvi i primi due livelli sono elementi positivi di riconoscimento di un identità forte(anche a livello di usi e costumi) mentre il terzo ed il quarto portano con sé azioni di violenza e forte rivendicazione. Vi son poi casi di minoranze che condividono pacificamente come in Svizzera dove da secoli convivono diverse etnie,tre lingue e differenti religioni. La Svizzera è dunque uno stato multietnico, multilinguistico e multireligioso che è riuscito a tenere insieme differenti ideologie e modi di fare. 29-10-2008 La storia dell'impero asburgico ebbe fine nel 1867 con l'unione fra Austria e Ungheria che danno vita all'impero austro-ungarico con capitali Vienna e Budapest. La minoranza in questo caso è rappresentata dagli slavi,una delle tante popolazioni facenti parte dell'impero stesso. La situazione non è facile,nemmeno in Serbia,nata nel 1878 staccandosi dall'impero ottomano e puntando a ricreare la grande Serbia e rinverdire i fasti medioevali di Dusan. L'identità del popolo serbo era comunque estremamente forte e consolidata e il movimento irredentista serbo si basava proprio sulla fortissima identità che caratterizzava il paese e che portò all'identificazione della razza serba,come razza superiore a tutte le altre. Attorno al 1930 venne fondata l'organizzazione della giovane Serbia,in cui la razza serba doveva essere quella colonna portante ed espansa in tutti i territori limitrofi. Da un lato c'è una predominanza della lingua serba però ci sono anche altre tradizioni ed etnie con il problema religioso che contrapponeva cattolicesimo ed ortodossia. Sino alla fine dell'800 l'unica richiesta era stata comunque quella dell'identificazione. Anche in un altra zona dell'ìmpero austro-ungarico vi erano problemi con i cechi e gli slovacchi:i cechi erano ricchi(la Boemia era la parte più ricca con fabbriche all'avanguardia in Europa). Qui la richiesta di riconoscimento identitario e linguistico dell'800 con l'impero asburgico che però non riconobbe nessuno di tali privilegi nonostante le varie etnie presenti in esso. L'unico riconoscimento è l'utilizzo della lingua ceca nelle scuole e nelle pubbliche amministrazioni. L'elemento dell'identità religiosa connotava i cechi così come gli sloveni dove i rappresentanti del clero si fecero promotori del movimento di risveglio culturale e del movimento nazionale coinvolgendo al proprio interno il movimento contadino. Anche qui viene concessa un università dove viene utilizzata la lingua slovena. Vi è poi la nascita nel 1862 della Romania dall'unione della Transilvania e della Valacchia fuoriuscita dall'impero ottomano. La Serbia fece subito un alleanza con il Grande Impero Russo,per tutelarsi dall'accerchiamento dell'impero AustroUngarico,accerchiamento che si romperà con le due guerre balcaniche (1912-1913) che furono il prologo della Prima Guerra Mondiale,che d'altronde partirà proprio da queste zone,prendendo come pretesto e spunto,l'uccisione dell'arciduca Francesco Ferdinando,erede al trono austro-ungarico. Nella conferenza di Londra che conclude la prima guerra balcanica nascerà poi l'Albania. La seconda guerra balcanica vedrà la Bulgaria combattere contro gli altri stati in particolare con la Grecia,ma ne uscirà sconfitto. Il vero stato vincitore delle due guerre è la Serbia che si può proporre come stato egemone di tutta la penisola. Il problema della penisola balcanica è un problema anche legato a questioni geografiche in quanto attraversate per lungo dalle Alpi Dinariche che suddividono come una barriera la costa della futura Jugoslavia(piuttosto proiettata verso Occidente) e la Serbia(con un unico collegamento molto più forte con Russia ed Oriente) mentre Slovenia e Croazia avevano un forte legame con Italia e Francia. C'è una realtà di divisione interna etnica,linguistica e religiosa molto complessa. Dopo la prima guerra mondiale muore l'impero austro-ungarico e nascono Austria ed Ungheria oltre allo stato di Cecoslovacchia che mette insieme,non senza problemi (ed i fatti successivi lo testimonieranno),cechi e sloveni. Tuttavia la Cecoslovacchia riuscì a mantenere un unico stato fra le due guerre e anche dopo in quanto repubblica satellite dell'Urss. La Cecoslovacchia subì una crisi nel 29,dopo la crisi americana e con la successiva annessione dei nazisti guidati da Hitler dapprima solo con la parte sudeta e poi con l'intera Cecoslovacchia. Intanto dal 1929 Serbia e Slovenia si ritrovano nel regno di Jugoslavia con Bosnia,Montenegro,Macedonia e Kosovo:in questa realtà costruita a tavolino però si scontrano fazioni completamente diverse sotto ogni punto di vista ed in particolar modo dal punto di vista religioso con un profondo odio per i Musulmani che simboleggiavano l'antico ed odiato impero ottomano. Lo stato appare poi malformato in quanto espressione della Grande Serbia in cui la dinastia al potere è serba,e dunque il popolo serbo è in una posizione dominante e rilevante dal punto di vista politico nonostante esso sia in realtà una minoranza(44% della popolazione della Jugoslavia era infatti Serba). La Jugoslavia nonostante anche attentati riusciti a sovrani,arriva alla Seconda Guerra Mondiale,unito almeno da un punto di vista istituzionale per poi rinascere una volta terminato il conflitto grazie a Tito che tiene e fa sviluppare assieme le sei repubbliche:Slovenia, Croazia,Serbia,Macedonia,Montenegro e Bosnia oltre al Kosovo e Vojvodina,due province a cui viene riconosciuta una maggiore autonomia rispetto alle altre. Ma le differenze non potevano non esplodere e riemergere a fine anni 70 con la malattia ed il complessivo allontanamento dalla ribalta di Tito e con la crisi economica. Nel 1974 si tentò una riforma costituzionale con una direzione a rotazione,dopo la morte di Tito il 4 Maggio 1980,delle varie repubbliche con pari dignità e comprese le due province. Tito appunto come dicevamo morirà nel 1980 e ciò portò ad un inarrestabile processo della Repubblica Jugoslava anche perché la Serbia accentua il suo diritto di dirigere la Jugoslavia,processo accelerato anche dalla caduta del comunismo. Nel 1990 ci sarà la secessione della Slovenia grazie alla forza dell'esercito sloveno ed al favore dell'Europa che intravede nel fallimento della Jugoslavia il contemporaneo rafforzamento di quella che diverrà,da lì a breve,l' Unione Europea. Il processo di separazione della Croazia non sarà facile perché l'armata jugoslava occupa i territori ed inoltre c'è da decidere la spartizione della Bosnia fra Croazia e Serbia con il tristemente famoso genocidio di musulmani a Sarajevo alla fine degli anni 90 Nel 1992,dopo l'uscita di Croazia e Macedonia nasce la nuova repubblica federale di Jugoslavia che ormai comprende la Serbia,il Kosovo e la Vojvodina. Alla fine questo lungo processo venne a conclusione con l'accordo del 1995 a Parigi che sancì l'indipendenza della Croazia e la reintegrazione di tutto il suo territorio. Tutto ciò era costato quattro anni di guerra,200.000 morti,50.000 torturati e 20.000 donne stuprate. Questa potrebbe essere definita come la terza e speriamo ultima guerra balcanica. Vi è poi il dissolvimento dell'Unione Sovietica che presenta un doppio ordine di problemi,la ripresa dell'indipendenza che portò ad esempio nel 1992 la Cecoslovacchia a suddividersi in Repubblica Ceca e Slovacchia. Invece all'interno dell'ex repubbliche sovietiche c'è un esplosione di identità e minoranze differenti con la nascita di Lituania. Lettonia,Estonia e poi anche Moldavia,Armenia,Georgia,Ucraina e Bielorussia che tutte quante rivendicano una propria indipendenza ed una propria identità. Per contrasto,nel 1991,Boris Eltsin fonda la comunità degli stati indipendenti(C.S.I) che racchiude altri 11 stati che oggi fanno parte della Federazione Russa,vi sono problemi e questioni di carattere economico(legate ad esempio alla rete del gas o ai giacimenti di gas stesso e di petrolio). Alle origini dello sfaldamento sovietico e jugoslavo c'è il tradimento dei principi di nazione ed autodeterminazione legato con la fine dei rispettivi eserciti che garantivano l'ordine e questo discorso riguarda particolarmente il caso sovietico. Quello che comincia con il 2000,è un secolo di cui non sappiamo ancora dire cosa sarà ma per il quale siamo comunque in grado di dire che l'Unione Europea che si garantisce e si regge sulle minoranze in quanto nel loro stesso rispetto si garantisce l'istituzione di un organo come l'Unione Europea stessa.

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