Da "L'Unione Sarda".
Spendono centinaia di milioni di euro ogni anno, ma non dicono come. C'è un gigantesco buco nella rendicontazione dei costi degli uffici periferici dello Stato in Sardegna. All'appello mancano le giustificazioni di uscite per quasi 26 milioni nel 2012 e oltre 80 nel 2013. Prefetture, tribunali, carceri, musei, biblioteche e caserme, ma non solo: tutti le diramazioni dei ministeri nell'Isola hanno l'obbligo di spiegare al centesimo in che modo spendono le ingenti risorse che Roma gira in Sardegna per farli funzionare. Ma non lo fanno, o lo fanno male. A sollevare il problema è la sezione regionale di controllo della Corte dei Conti, che parla di una situazione che «desta particolare preoccupazione a causa delle ingentissime somme» messe a disposizione. Da nessuna parte, nei documenti, si gettano ombre sulla legittimità sulle spese che non tornano. Ma è difficile avere la certezza che sia tutto in regola, almeno fino a quando non sarà fatta chiarezza. Il quadro è stato tracciato nel luglio scorso, quando i giudici di via Angius hanno stilato il rapporto sul “Monitoraggio sul corretto adempimento dell'obbligo di rendicontazione dei funzionari delegati in servizio presso le amministrazioni periferiche dello Stato in Sardegna”. Il magistrato relatore è Valeria Motzo, che ha firmato oltre quaranta pagine di analisi su tabelle zeppe di cifre esorbitanti riferite a 2012 e 2013. E spesso i conti non tornano. Qualche numero, per rendere l'idea: gli enti statali sull'Isola hanno maneggiato 283 milioni nel 2012 e 274 l'anno successivo. Quasi tutti spesi, ma non per tutte le uscite esistono delle pezze giustificative. Lo schema dovrebbe essere questo: lo Stato eroga i fondi, gli uffici li spendono e, voce per voce, deve risultare un rendiconto che spieghi che fine hanno fatto. La giustificazione degli esborsi non è opzionale, anzi: è prevista dalla legge. Tanto che in ogni ente ministeriale sul suolo sardo viene individuato un responsabile dell'adempimento. Nel 2012 i funzionari incaricati erano 102,99 nel 2013. Tutti hanno l'obbligo di spedire le rendicontazioni di ogni voce di spesa (e sono decine per ogni ente), o almeno un riassunto dettagliato, a un sistema centralizzato (il Sicr, gestito da Ragioneria dello Stato e Banca d'Italia), che permette i controlli. Ma la Corte dei Conti sarda ha scoperto che questa filiera di trasparenza viene spesso interrotta. «A conclusione delle operazioni di inserimento sul sistema dei dati risultanti dai frontespizi dei rendiconti depositati, in totale 856 per il 2012 e 779 per il 2013», scrive il magistrato, «è stato possibile accertare che un numero considerevole di somme, accreditate ai funzionari delegati e dagli stessi spese, non sono state rendicontate (rendiconti non presentati: 92 per il 2012 e 142 per il 2013) o sono state rendicontate in modo palesemente errato (rendiconti irregolari: 64 per il 2012 e 126 per il 2013)». Quindi mancano carte, o chi le ha presentate ha sbagliato «palesemente». Così le cifre iniziano a ballare. Nel 2012 su 283.337.173 euro (oltre 283 milioni) sborsati dagli enti statali, «la somma complessiva di euro 25.847.661 (quasi 26 milioni) non è stata rendicontata». Per oltre 3 milioni non risulta uno straccio di documentazione che provi a spiegare come sono stati impiegati. Una falla che si ingigantisce un anno dopo: nel 2013, su 273 milioni assegnati, «la differenza non rendicontata è risultata pari alla somma complessiva di euro 80.568.461». Nessuna giustificazione è arrivata per quasi 10 milioni spesi, ma i dubbi restano per circa un terzo delle somme girate in Sardegna. Le tabelle riportano anche l'elenco degli uffici, con le relative somme, che non hanno dato spiegazioni: è lunga la lista imputata ai direttori delle carceri di Tempio e Macomer. Compare anche il loro collega di Mamone. Ma le cifre più grosse, da giustificare, compaiono accanto alle prefetture (solo Cagliari ogni anno riceve oltre 50 milioni di euro e nel 2013 è poco trasparente su quasi 3). Ingenti somme spese e non rendicontate anche per alcuni sindaci, su tutti Sant'Antioco: oltre 1,6 milioni nel 2013. «Quanto emerge dalle tabelle», scrive la Corte dei Conti, «desta particolare preoccupazione in considerazione delle ingentissime somme di cui i funzionari delegati hanno potuto disporre negli esercizi 2012/2013 e di cui non è stato correttamente rendicontato l'utilizzo». L'invito finale: mettetevi in regola «per superare le criticità». Anche se la minaccia non è terribile: chi non si adegua rischia solo una multa di poco più di 500 euro. Salvo che non emergano altri profili.
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