Di Piera Serusi.
Per carità, guai a chiamarli rottamatori. Dev'essere perché l'ultimo che si è professato tale si sta dimostrando un grande estimatore di pezzi di antiquariato della politica, perciò i giovani amministratori preferiscono tenersi alla larga da certe categorie. «Se vuoi rompere le regole devi ribaltarle, non c'è un altro modo - avverte Giovanni Cugusi , 41 anni, sindaco di Gavoi eletto con la lista civica Comunidade -. Qual è il grimaldello numero uno per scardinare i vecchi schemi? La condivisione delle scelte, il programma stilato con il contributo dei cittadini». E se il condottiero della Sardegna si stesse facendo le ossa dentro una delle decine di giovani giunte comunali venute fuori dalle ultime elezioni? Il dibattito sull'assenza di un leader in questa Isola zeppa di problemi si va gonfiando. Ha cominciato Michele Piras, deputato di Sel, sollecitando il presidente Pigliaru a rovesciare il tavolo istituzionale in tema di servitù militari e a chiamare i sardi in piazza. Ha continuato don Pietro Borrotzu , presidente della Carta di Zuri, l'associazione che si batte contro le povertà. Scuote la testa sconsolato: «Ho l'impressione che un appello del genere cadrà nel vuoto: il popolo è pigro e non so davvero chi può riuscire a svegliarlo da questo torpore. Sì, è anche un problema di leader: chi è in grado, oggi in Sardegna, di mobilitare la gente?». La domanda l'abbiamo girata a un piccolo campione di osservatori: vecchi politici democristiani come Pietrino Soddu , ex consigliere regionali di sinistra come Franca Cherchi , artisti come Giovanni Carroni e Rossella Faa , antropologi come Giulio Angioni . Chi è un leader oggi? Boh. Tra condottieri mancati (qualcuno ha nominato Michela Murgia ) e quelli che hanno perso l'occasione della vita (è saltato fuori il nome di Renato Soru ) - lo spaesamento è stato generale, in pratica capillare. Ieri Michele Piras ha ammesso che sì, un leader non esiste. «Ma un leader è sempre il portatore di una visione generale». E se non c'è, indovinate qual è il motivo? «I sardi non sono uniti, è la verità. Non lo sono né per quanto riguarda la rappresentanza politica, né in quanto popolo. A Roma lo vedo, ne sono testimone alla Camera: tra noi parlamentari non c'è un fronte compatto. Ognuno va per conto suo, non si procede insieme». Sicché non si vince. Mai. «Sono disuniti i politici, ma lo sono pure i sardi - ribadisce Piras -. Basti pensare a quel che ha fatto il movimento anti-trivelle di Arborea: ha portato addirittura i propri rappresentanti alla guida del Comune. Loro hanno fatto una battaglia per la tutela del territorio, ma i sardi del resto dell'Isola dov'erano? Arborea ha fatto la guerra da sola». Ma con tutto questo pessimismo, scusi Piras, perché ha chiesto a Pigliaru di chiamare i sonnolenti sardi in piazza? «Perché è la figura istituzionale che ci rappresenta. E poi perché credo che qualcosa stia cambiando: nel corpo vivo della società c'è un movimento, una generazione di giovani amministratori intelligenti e colti che scardinerà gli schemi della vecchia politica, certo conservatorismo che vuole solo perpetuare se stesso». Quella vecchia politica che li ricaccerà indietro non appena proveranno ad affacciarsi fuori dal paesino. Basti vedere cos'è successo con la legge elettorale, «la porcata» (l'ha definita così il presidente Ganau col senno di poi) cucita dai due principali partiti del centrodestra (Pdl) e del centrosinistra (Pd) con l'obiettivo di fermare l'avanzata dei 5Stelle e di bruciare l'esuberanza dei movimenti sardisti. «Quella norma - annuisce il deputato di Sel - è la riproduzione della vecchia politica. Ma, ripeto, c'è un movimento di giovani amministratori, e non solo, abbastanza maturo che romperà questo meccanismo e farà saltare in aria la palude dei poteri forti, degli interessi speculativi, della politica bloccata. Io lo dico: generazione mia, svegliati. Prenditi ciò che ti spetta». Lo dice per quelli della sua età, i quarantenni (lui è del 1972), e per i più giovani. Come Michele Schirru , 23 anni, studi di Scienze politiche, vicesindaco di Arbus, che avvisa subito: «I politici vecchi non sono più graditi alla gente». Già, ma sono quelli che manovrano clientela: favori in cambio di voti. «Diciamo che magari vivono ancora di rendita, ma sempre meno. Si esaurirà tutto presto: il cambiamento è cominciato». Da Villanovafranca, il sindaco Matteo Castangia , 30 anni, studente di Scienze politiche, annuncia che «ci saranno novità quando la nuova classe politica di giovani prenderà in mano la Sardegna». E un leader si troverà, alla fine. «Il problema è che i partiti hanno smesso di fare formazione - puntualizza Alessio Mandis , 30 anni, laurea in Storia, sindaco di Gonnostramatza -, ma i giovani sono come l'acqua: si prendono lo spazio, hanno trovato altre forme di partecipazione per poter crescere. Lo fanno nelle associazioni, nei gruppi culturali, dentro i municipi». Lui è anche il segretario provinciale del Pd. Ma, come gli altri della sua generazione, la scuola per condottieri la frequenta stando in mezzo alla gente.
(Da "L'Unione Sarda")
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