La giustizia italiana ha applicato il diritto,la liberta d'espressione è grazie a Dio salva e lo scrittore Erri De Luca (NELLA FOTO IN ALTO) di conseguenza assolto. Esplora il significato del termine: Grida, slogan ed urla di gioia hanno accolto al Palagiustizia di Torino, in un’esplosione di emozioni, la lettura della sentenza del giudice Immacolata Iadeluca, che ha dichiarato Erri De Luca “assolto perché il fatto non sussiste”. Nel dire che la “Tav va sabotata”, in un’intervista nel 2013, lo scrittore non ha quindi istigato a delinquere. Non ha commesso alcun reato, al contrario di quanto sosteneva la pubblica accusa, rappresentata dai pubblici ministeri Antonio Rinaudo e Andrea Padalino, che per l’imputato avevano chiesto otto mesi di reclusione.
L’intellettuale alla sbarra per avere dichiarato la sua militanza contro la grande opera ferroviaria ha atteso la lettura del dispositivo senza parlare, con un’espressione seria e fiera. In mattinata, prima che la Corte si ritirasse in camera di consiglio, aveva ribadito le sue idee rendendo una dichiarazione spontanea:«Confermo la mia convinzione che la linea sedicente ad Alta Velocità va intralciata, impedita e sabotata per legittima difesa del suolo, dell’aria e dell’acqua». Quando il tribunale di Torino lo ha dichiarato innocente, il poeta ha sorriso verso il pubblico, che gli ha dedicato un applauso lunghissimo, scandito da urla – “Forza Erri” e ancora “A sarà dura”, tipico slogan No Tav – e manifestazioni di affetto. In tanti lo hanno abbracciato e baciato.
Secondo Giancluca Vitale, avvocato difensore di De Luca, “adesso procura e Digos devono capire che c’è un limite all’attività di repressione, la libertà di pensiero deve essere libera in Val di Susa come nel resto del Paese”. Il processo era nato dall’esposto di Ltf, società che si occupava dei lavori al cantiere della Maddalena di Chiomonte, in seguito alla pubblicazione di alcune interviste rilasciate dall’intellettuale, in cui dichiarava che “la Tav va sabotata” e che “quelle cesoie servivano”. Era il mese di settembre del 2013 e il riferimento era alle proteste del movimento No Tav, che in molte occasioni aveva tagliato le reti del cantiere. I pm Rinaudo e Padalino avevano indagato De Luca perché ritenevano che le sue parole potessero fomentare le tensioni in Val di Susa e istigare gli attivisti No Tav a commettere azioni violente. Dal giugno del 2011, anno di costruzione della recinzione a Chiomonte, sono stati oltre cinquanta gli assalti al cantiere o le azioni di danneggiamento nei confronti di mezzi o imprese legati alla Tav. Secondo Alberto Mittone, legale di Ltf, “è bene che non vengano fatti ne martiri ne reprobi” e ricordare che comunque “la libertà di espressione ha sempre dei limiti, come tutti i diritti costituzionali”.
© Riproduzione riservata.
Nessun commento:
Posta un commento
Qualsiasi commento anonimo o riportante link NON sarà pubblicato
Any anonymous or linked comments will NOT be published