Di Umberto Aime.
Forza Italia non si spaccherà e nemmeno ci saranno scissioni stile Verdini o Alfano, ma ha scricchiolato, molto, nel voto segreto del Consiglio regionale. L’elezione alla vicepresidenza di Ignazio Locci, contrapposto al candidato ufficiale Marco Tedde, ha rimesso a nudo vecchie divisioni finora mascherate dagli ultimi, seppure non molti, festeggiamenti in casa degli azzurri. Dopo l’exploit di Settimo Nizzi, ad Olbia, sembrava che il partito si fosse ricompattato anche se più in Sardegna che a Roma: era un’illusione. È bastato un posto vacante, quello per la vicepresidenza dell’aula, lasciato libero dal sassarese Antonello Peru, per far saltare l’armistizio e spazzare via i coriandoli lanciati in fretta dopo la vittoria referendaria. Così Ugo Cappellacci (NELLA FOTO IN ALTO), coordinatore regionale, ha ripreso a guardarsi in cagnesco col capogruppo Pietro Pittalis, con altrettante occhiate di rimando. Oppure gli eletti nei collegi del Sud Sardegna hanno ricominciato a diffidare di quelli in arrivo dal Nord, da sempre più compatti. O ancora: molti giovani rampanti, all’improvviso, hanno scalciato così forte tanto da sgambettare chi sembrava intoccabile. «È un precedente pericoloso», ammette Pittalis, uscito sconfitto, insieme a Tedde, dalla sfida. «L’errore – continua – è stato commesso da chi ha lavorato sottobanco per dividere e non unire», per tenere sul chi vive il quasi nemico Cappellacci. Che, via Facebbok, ha replicato da vincitore dopo aver sostenuto Locci: «Teniamo i nervi saldi – scrive – Abbiamo eletto un giovane che è passato per la gavetta politica e quindi dobbiamo essere tutti contenti». Per chiudere: «L’unità non può essere invocata a seconda della convenienza. Chi lo fa sbaglia». In un’altalena di dichiarazioni, lo sconfitto Marco Tedde, algherese, ha detto secco: «È stato consumato un accordo da tardo impero e serve un’immediata riflessione interna dopo che parte del gruppo, la consorteria del Sud, ha organizzato e messo in atto una questua poca dignitosa con gli avversari del centrosinistra». Ma il cagliaritano Stefano Tunis, schierato con Locci, ha tagliato corto: «Alla gente non interessano i giochi di palazzo, mentre dobbiamo essere capaci d’individuare subito chi può essere una valida alternativa al centrosinistra e noi abbiamo cominciato a farlo». Alessandra Zedda, che sosteneva Tedde, ha replicato: «In aula abbiamo assistito a un’azione poco limpida e neanche rispettosa delle decisioni prese, a suo tempo, dal gruppo. Due errori insieme». Però è chi ha vinto, Locci, a guardare oltre: «Se vogliamo riconquistare la fiducia dei cittadini, dobbiamo ritornare a essere credibili, rinsaldare i ranghi e coinvolgere le nuove generazioni». Per metabolizzare lo scontro, ci vorrà del tempo ma Forza Italia Sardegna comunque non si spaccherà. Perché? La risposta è facile: sconfitti e vincitori riconoscono di avere ancora un’unica guida. È sempre lui, Silvio Berlusconi, gli altri sono solo «pessime imitazioni»
(Da "La Nuova Sardegna")
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