sabato 15 giugno 2024

L'ARTE DI VINCERE:CONVERSAZIONE TRA IVAN ZAZZARONI ED ITALO CUCCI (15/06/2024)

Di Redazione.



Italo, vincere non è importante...

Per semplicità, da anni ho adottato il Verbo di Boniperti perché non solo esprimeva una banale verità, ma perché coincideva con la mia cultura di sostenitore del calcio all'italiana. Mi aveva ispirato Bardelli, a Stadio, senza forzarmi. Con De Cesari, guarda caso due... triglioni livornesi, era l'unico vero intenditore. Mi triviò Rivera perché non avevo capito che con le sue qualità pratiche ed estetiche Nereo Rocco aveva realizzato la versione ideale del Catenaccio che non era più quello rustico del Padova: il Milan schierava ben quattro punte mentre, dietro, l'angelico Rosato faceva legna come un boscaiolo. Brera s'incazzo con Rivera perché Gianni in quel nobile catenaccio fingeva di essere un raffinato offensivista. Dando ragione a Palumbo e Ghirelli, due napoletani. A proposito l'inventore della Lega Lombarda fu lui, Giôann, si diceva padano, era un brillante antimeridionalista. Allora, arrivato all'Università di San Siro, diciamo la Bocconi rispetto all'Alma Mater del Comunale bolognese, passai dall'integralismo di Frossi (zeroazero risultato ideale) all'efficienza di Brera che nel giornale di Gaetano Baldacci, il megadirettore messo al comando del Giorno da Enrico Mattei e Cino Del Duca, aveva appreso una lezione: i giornali vengono pesati non per le loro idee che trasmettono ma per quel che vendono. E allora capirai che senza la sentenza bonipertiana, vincere è l'unica cosa che conta, già ne esisteva un'altra meno raffinata ma più concreta: vendere è l'unica cosa che conta. E per vendere bisognava vincere. Al Carlino con il direttore-professore Spadolini certe manovre da edicola le faceva Alberto Drusiani, capo delle province, che da quando l'Ascoli, il Modena, la Spal ed il Cesena vincevano e la provincia faceva copie lui diventava sempre più bravo. E il Bologna? L'agnostico prof scoprì che il record di copie vendute l'aveva fatto lo scudetto del Bologna con i pezzi gagliardi di Severo Boschi ed il poema di Luca Goldoni "L'urlo della città" al gol decisivo di Nielsen. Appena passò alla direzione del Corriere della Sera, a Milano, Spadolini riorganizzò una potente redazione sportiva e chiese a Palumbo copie, copie, copie. Finisco la sbrodolata con un dettaglio: raccogliendo Pensieri e Parole di Causio per scrivere il suo libro fu lui a chiedere il titolo "Vincere è l'unica cosa che conta". Mi disse "E' la mia vita". E che risate, Ivan, quando arrivarono gli intellettuali a scrivere del valore morale della sconfitta: erano, sappiamo oggi, la prima manifestazione di politicamente corretto. Sai come diciamo noi poveracci? Una cagata pazzesca".

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