giovedì 4 luglio 2024

SIAMO EUROPEI MA ANCHE EUROPEISTI (04/07/2024)

Di Redazione.


Siamo europei, ed è un dato di fatto. Nonostante la probabilmente sempre più crescente ondata anti-Ue, ci sono fatti, episodi, casi della vita che ci richiamano continuamente alla nostra natura di cittadini di una realtà, sicuramente non politica, ma certamente culturale, dalle radici molto più profonde e allargate rispetto agli stretti confini nazionali. Un esempio è la reazione commossa di fronte alle fiamme che hanno mandato in fumo il tetto di Notre-Dame di Parigi. Ma non siamo europei solo per dato di fatto. Come imprenditori siamo e saremo sempre anche europeisti. Convinti sostenitori di un progetto che auspichiamo possa essere rilanciato nei prossimi anni. Magari su basi diverse, se quelle pensate qualche decennio fa continueranno a scricchiolare, ma sempre e comunque con la ferma convinzione che gli Stati nazionali rappresentino ormai un ambito troppo ristretto per contare nel mondo. A livello economico, ma non solo. L’Europa è, anche per le imprese varesine, un mercato domestico, è una non-scelta, quasi una professione di fede. Ci si può differenziare sull’idea di Europa che si ha, ma non sulla sua necessità e ineluttabilità. Germania e Francia, solo per fare due esempi, molto citati in questi mesi di turbolente relazioni internazionali (e già il termine fa quasi sorridere per la vicinanza che dovrebbe contraddistinguere in realtà i nostri rapporti), sono due partner strategici a cui la nostra industria è strettamente legata nella catena del valore globale. Anche per questo abbiamo voluto dedicare questo testo al nostro continente ad oramai quasi un mese dalla tornata elettorale per decidere il nuovo Parlamento e la nuova Commissione. Non tanto per entrare nei dettagli di tutte quelle che sono le vere battaglie che come Italia dovremmo avere il coraggio di affrontare in sede Ue.

Occorre andare oltre i luoghi comuni e puntare alla riscoperta delle istituzioni di Bruxelles e Strasburgo e delle loro potenzialità. Perché se votare è un diritto, entrare in cabina elettorale solo dopo essersi informati è un dovere civico. Non parliamo, ovviamente dei programmi dei singoli partiti o movimenti. Il ruolo di questo spazio di confronto nell’attuale dibattito politico, pensiamo possa e debba essere un altro: richiedere alle nostre forze politiche che il confronto, pur aspro, avvenga raccogliendo il consenso non su tematiche nazionali, ma su un progetto e una visione di Europa che si vuole portare avanti. Il Paese ha la necessità che la politica lavori ad una classe dirigente italiana che sappia stare ai giusti tavoli europei. Non serve avere poltrone di prestigio, serve avere politici e funzionari preparati e concentrati sulle tematiche della Ue, che sappiano affrontare i giusti dossier con la necessaria competenza. Gli interessi dell’industria made in Italy, e del Paese in generale, vengono messi a volte in secondo piano nelle decisioni europee per colpa nostra, per la nostra incapacità, perché non sappiamo stare in Europa nella giusta maniera. Evocare complotti su presunti boicottaggi orchestrati da fantomatici euroburocrati è solo un facile alibi per affibbiare ad altri responsabilità proprie. Cerchiamo dunque di cogliere l’opportunità di questa tornata elettorale per cambiare soprattutto un atteggiamento: l’Europa non è un trampolino di lancio per far carriera politica in Italia, è, invece, un aspetto strategico della nostra vita economica ed istituzionale quotidiana che dobbiamo saper gestire in maniera migliore. Dobbiamo farci rispettare, è vero, ma non alzando la voce o i toni di uno scontro fino a se stesso, bensì attraverso una classe politica e dirigenziale all’altezza dell’importanza delle decisioni che ormai vengono prese, da quando esiste l'Unione Europea, sia a Bruxelles che a Strasburgo.

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