Di Giampaolo Carboni.
Antonio Pietro Demurtas, noto Pierino, sarebbe stato ucciso per 35mila euro. Secondo l’accusa l’allevatore 37enne di Arzana, trucidato con sei fucilate caricate a pallettoni la sera del 10 ottobre scorso davanti all’uscio di casa dei genitori, nel centro di Arzana, avrebbe prestato 50mila euro a due disoccupati di Barisardo, il 30enne Marco Mura e il 37enne Mauro Puddu. Denaro che sarebbe servito ad avviare una speculazione edilizia al mare, in terreni che si trovano nel comune di Barisardo, e che la mamma di Demurtas avrebbe consegnato al figlio, all’insaputa del padre, con lo scopo di realizzare questo business. Il denaro sarebbe stato consegnato senza l’intermediazione di una banca e non esisterebbe alcuno scritto che provi l’avvenuto prestito e il suo ammontare. Di questi 50mila euro, Demurtas ne avrebbe avuto indietro solamente 15mila. I 35mila euro mancanti rappresentano dunque il movente che avrebbe spinto i due disoccupati di Barisardo ad uccidere il loro creditore che probabilmente li reclamava. È, questa, l’ipotesi dell’impianto accusatorio sostenuta dal procuratore della Repubblica di Lanusei Domenico Fiordalisi.
I due arrestati rimangono in carcere perché il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lanusei, Luca Verzeni, che ieri ha presieduto l’udienza di convalida dei due indagati e li ha sottoposti all’interrogatorio di garanzia, si è riservato un paio di giorni di tempo per decidere sull’eventuale scarcerazione. Entro domani dunque si conoscerà la sua decisione.
Davanti a Verzeni ieri mattina (l’udienza si è svolta in via eccezionale di domenica così il magistrato ha più tempo per decidere) si sono seduti Marco Mura e Mauro Puddu, difesi rispettivamente dagli avvocati Francesco Serrau e Luigi Burchi. «Mura ha risposto a tutte le domande che gli ha rivolto il giudice - ha detto l’avvocato Serrau - e ha dato una spiegazione abbastanza credibile su questo passaggio di denaro. Ha anche detto che con Demurtas erano amici per la pelle e si frequentavano assiduamente. Per quanto ho visto io, l’accusa tra le mani ha per il momento solo le dichiarazioni di alcuni parenti della vittima». Ad inchiodare i due ci sarebbe un riconoscimento fotografico fatto da una delle due sorelle di Pierino, la sorella che vive in casa con gli anziani genitori, ad Arzana. Riconoscimento che non si riferisce alla sera dell’omicidio, perché nessuno della famiglia era riuscito a vedere niente.
«Il mio cliente - spiega a sua volta l’avvocato Burchi riferendosi a Mauro Puddu - ha detto di essere totalmente estraneo ai fatti. Demurtas lo conosceva solo superficialmente e non lo aveva mai frequentato, e ha aggiunto che ad Arzana non ci capita da vent’anni. Inoltre ha spiegato di non avere né un lavoro né una casa. Secondo me al momento non ci sono gli elementi per tenerlo in carcere: vedremo martedì cosa deciderà il giudice». Pare che anche sulla cifra che Demurtas doveva riavere indietro non ci sia accordo: «Un altro test ha detto che Demurtas aveva ricevuto 20mila e non 15mila euro - ha concluso Burchi -, quindi doveva ancora avere 30mila euro».
Questa mattina nel carcere di Badu’e Carros il pubblico ministero Daniele Rosa interrogherà i due accusati di omicidio in concorso, e con lui dovrebbe esserci il procuratore Domenico Fiordalisi. Alla base dell’impianto accusatorio ci sono alcuni interrogatori condotti da Fiordalisi con l’aiuto dei carabinieri della compagnia di Lanusei, oltre ad alcune risultanze investigative acquisite sempre dai militari. La famiglia Demurtas è nota ad Arzana per essere proprietaria di diversi terreni, sia nei dintorni del paese che in altre zone dell’Ogliastra, come a Barisardo. Una famiglia di allevatori che non ha mai ostentato la ricchezza, come dimostra la semplice casa a due piani dove vivono i genitori.
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