martedì 13 dicembre 2011

L'OMICIDIO DI LORENZA RUNFOLA A CAGLIARI (27/06/1991)

Di Giampaolo Carboni.

Una sera come tutte le altre: Lorenza Runfola saluta il compagno con cui divide una casa semi diroccata a Quartu Sant'Elena, esce e va a Cagliari. Beve birra fra un cliente e l'altro, se capita pure whisky. La notte è lunga, deve racimolare i soldi per la droga e prostituirsi dunque. A mezzanotte si rifocilla al chiosco di piazza Matteotti, con lei c'è un uomo. Qualche minuto dopo è di nuovo sola, un gruppo di giovani la circonda, la importuna, la picchia, Lorenza cade a terra sulle ginocchia e resta così fino a quando un uomo la soccorre e poi, visto che c'è, ne approfitta: in viale La Playa Lorenza Runfola si ricorda di essere ancora in orario di lavoro. La coppia viene identificata da una volante: giusto il tempo di spiegare che cosa è successo, fornire le generalità e Lorenza può allontanarsi con quel cliente. Dopo affronta una piccola discussione: l'uomo non vuol pagare, l'ha soccorsa e non le deve niente.
C'è abituata Lorenza, palermitana emigrata con la famiglia in Belgio e da poco in Sardegna, trentaquattro anni succhiati dalla droga e dalla vita. Sono scoccate le due e mezza quando sale su una Fiat Panda grigio metallizzato: al posto di guida c'è un uomo di quarant'anni, capelli neri, occhiali. L'utilitaria si dirige verso il viale La Playa. Alle tre e quarantacinque il corpo senza vita di Lorenza è al centro della carreggiata della statale 554, al chilometro numero otto, territorio di Selargius, jeans sbottonati, giubbotto completamente aperto, reggiseno sollevato, borsetta assicurata dal manico al polso sinistro, sul pantalone sinistro una traccia di pneumatico, lividi sul volto, escoriazioni sulle ginocchia, la testa rotta.
Qualcuno l'ha colpita alla testa con una chiave inglese e poi l'ha lasciata lì, ferita ma viva, nel buio della notte un'auto le è passata sopra. 27 dicembre dello stesso anno, una mattina come tante: Gesuino Pregio, cinquantasette anni, arrotonda la pensione nella panetteria di un amico. Ha fatto quel lavoro per tutta la vita e da quando è in pensione racimola nel fine settimana qualche soldo in più: ha un figlio ancora piccolo, undici anni, e i soldi non bastano mai. È vedovo da quasi due anni, da pochi mesi vive a Quartu con una donna molto più giovane che per cinquecento mila lire svolge i lavori di casa.
Anche lei ha un figlio, due anni. Sembrano una coppia regolare invece dormono in camere separate, ogni tanto un rapporto sessuale, senza impegno, lei tra poco sposerà il padre del figlio. Gesuino non è a casa quando bussano gli agenti, la convivente lo avverte, il panettiere si precipita e davanti a quel foglio gli cade il mondo addosso: è in arresto per omicidio volontario, ha ucciso Lorenza Runfola investendola con la sua Panda. 
Arrivano a lui attraverso una serie di testimoni individuati grazie ad un confidente: la macchina sulla quale è salita Lorenza prima di morire è uguale a quella di Gesuino. Niente di strano, dalle parti della stazione il panettiere non è uno sconosciuto: da quando è morta la moglie cerca spesso l'amore a pagamento. Il pensionato da qualche mese sa di essere sospettato della morte della donna ed è in ansia perché teme le manette. Quando vede i poliziotti nega: quella notte non è uscito da casa. Fa memoria e ricorda che nel pomeriggio precedente è stato con la convivente ed i figli al Poetto, hanno mangiato la pizza al Cavalluccio marino, i bambini sono stati al parco giochi, sono rientrati a casa tutti insieme intorno alla mezzanotte.
Dopo un'ora ha telefonato la madre della convivente, da Isili, annunciando il suo arrivo per l'indomani mattina. Sono andati a dormire tardi, Pregio ha pure cercato, invano, di entrare nella camera dell'amica che però lo ha respinto.
Il racconto di Gesuino coincide alla perfezione con quello della convivente, ma solo fino a questo punto. La donna ha i ricordi confusi ma a ben pensarci, sì, le sembra che quella notte Gesuino è uscito, se n'è accorta intorno alle tre del mattino, lo ha visto rientrare all'alba, portava a casa le paste per la colazione.
Il panettiere infila tutta una serie di bugie, come non bastasse, prima dell'arresto, al telefono col futuro marito della convivente dice: i panni sporchi me li lavo io... chissà che non ti perdo anche... eh perché.. tanto è, ho fatto un omicidio, puoi immaginare!!!! Le parole della convivente all'incredulo Gaetano non sono molto diverse: ah i panni sporchi.... sì, è... siccome lui è per questa faccenda qua di questa donna che ha ucciso e via dicendo... cioè in pratica non sa se lo arrestano. 
Una confessione, che altro sennò? Gli inquirenti sono sicuri, anche perché Pregio continua a mentire: sui suoi movimenti la sera della morte di Lorenza, sull'incidente automobilistico di qualche tempo prima, cerca perfino di far dire al carrozziere una data per un'altra. E riesce pure a scherzare sul fatto di essere sospettato di omicidio volontario: viene intercettato mentre parla al telefono con una prostituta alla quale dice che di lì a poco andrà a trovarla in casa così ammazzerà anche lei. E giù una sonora risata. Insomma, il comportamento del panettiere sembra quello dell'assassino. Ci si mette pure la convivente riferendo circostanze che lo inchiodano sempre di più, nel senso che individuano un possibile movente, fin qui oscuro: reagisce molto male se le sue richieste di prestazione sessuale vengono rifiutate, diventa violento, non ragiona più, reagisce male anche quando il rapporto sessuale non si svolge come lui vuole. Insomma, Gesuino Pregio resta in carcere. Fino al processo.
Ma che motivo aveva Gesuino Pregio per uccidere Lorenza Runfola? Nessuno. Infatti non l'ha uccisa: quella notte non era alla stazione ma, soprattutto, la donna non è stata assassinata, non è morta per un colpo di chiave inglese alla testa. È stata investita da un'auto pirata che non è certamente quella di Pregio, il numero di targa non coincide con quello indicato dai testi. La donna era ubriaca, si è allontanata sulla Panda dell'ultimo cliente, ha avuto un rapporto sessuale poi è uscita dalla macchina per fare la pipì: il medico legale sul punto è chiaro, la vescica era vuota nonostante le tante birre. 
In quel momento è sopraggiunta un'auto e l'ha presa in pieno. L'automobilista è scappato e si è dileguato anche il cliente della Panda. Pregio quella notte è uscito ed è tornato all'alba, o forse no: non importa. Non è andato dalle parti di via Roma, e questa è l'unica cosa che conta. Ha mentito, è vero, ma lo ha fatto solo per paura. 18 marzo 1993, una mattina diversa da tutte le altre: Gesuino Pregio ricomincia a vivere. Innocente, assolto, libero.

CAGLIARI DICIOTTO MESI IN CARCERE PER UN OMICIDIO INESISTENTE

Quasi un anno e mezzo in carcere per un delitto inesistente. Dopo due mesi di udienze la Corte d' Assise ha prosciolto un panettiere cagliaritano di cinquantatré anni, Gesuino Pregio, vedovo e padre di sei figli, accusato di aver ucciso nell' estate di due anni fa una prostituta. L' uomo è stato assolto perché il fatto non sussiste. La lucciola, Lorenza Runfola, una siciliana di 33 anni, non fu assassinata ma rimase vittima di un incidente stradale mentre attendeva clienti occasionali lungo la circonvallazione cagliaritana: un automezzo, presumibilmente un furgone, la colpì con una parte sporgente e si allontanò senza soccorrerla.

(Da "La Repubblica" del 19/03/1993)

L'INTERROGAZIONE PARLAMENTARE PRESENTATA IL 13 SETTEMBRE 1995 DAL DEPUTATO PIERGIORGIO MASSIDDA DI FORZA ITALIA

"Al Ministro di grazia e giustizia. - Per sapere - premesso che: il signor Pregio Gesuino - nato a Cagliari il 22 dicembre 1934, residente a Quartu Sant'Elena, via Pizzetti n. 1, panettiere - in data 27 dicembre 1991 veniva arrestato e trasferito in stato di custodia cautelare presso la Casa circondariale di Cagliari in esecuzione di provvedimento restrittivo emesso dal giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Cagliari; al Pregio su detto si addebitava l'omicidio di certa Runfola Lorenza; il medesimo, inutilmente, aveva protestato la propria innocenza, proponendo istanza di riesame e, reiteratamente, istanza di rimessione in libertà ed appello contro i provvedimenti emessi dal GIP; con decreto del GIP medesimo, in data 16 ottobre 1992 il Pregio veniva rinviato a giudizio per rispondere, davanti alla Corte d'assise di Cagliari, del reato di cui all'articolo 575 del codice penale, per avere volontariamente cagionato la morte della Runfola; la Corte d'assise, con sentenza del 18 marzo 1993, depositata il successivo 27 aprile, ormai irrevocabile, ha assolto l'imputato dal reato ascritto perché \"il fatto non sussiste\", ordinandone l'immediata liberazione; il Pregio ha dovuto pertanto sopportare un lunghissimo periodo di ingiusta carcerazione protrattasi per circa un anno e tre mesi: dal 27 dicembre 1991 al 18 marzo 1993; entro il termine di diciotto mesi dal passaggio in giudicato della sentenza di assoluzione, il Pregio, tramite i suoi difensori, proponeva domanda di riparazione per l'ingiusta detenzione sofferta, ai sensi degli articoli 314-315 del codice penale; nella procedura si costituiva il Ministero del tesoro per il tramite dell'avvocatura distrettuale dello Stato di Cagliari; la Corte d'appello di Cagliari, in data 6 dicembre 1993, rigettava l'istanza, rilevando che il Pregio aveva dato causa alla propria detenzione con un comportamento che non favoriva l'accertamento della verità; avverso la decisione, i difensori del Pregio, ricorrevano in Cassazione contestando le argomentazioni del Giudice di merito; la Cassazione, sezione IV Penale con sentenza del 22 giugno 1994, n. 921, annullava l'ordinanza di rigetto della Corte territoriale, con rinvio, per nuovo esame, alla stessa Corte che, in data 16 febbraio 1995 confermava il rigetto dell'istanza; la vicenda processuale e l'esperienza carceraria hanno comportato - in aggiunta agli effetti dirompenti, immediatamente ricollegabili alla restrizione della libertà - indicibili sofferenze fisiche e morali, coinvolgendo i numerosi figli, familiari e parenti e contribuendo quindi a distruggere - di riflesso - la personalità, l'immagine, la considerazione sociale, i rapporti sociali e interpersonali del signor Pregio; le conseguenze irreparabili della ingiusta causa e della lunga e vessatoria detenzione sono state esaltate ed aggravate dall'enorme risalto dato all'incriminazione, all'arresto ed agli sviluppi del procedimento dalla stampa e dagli altri mezzi di comunicazione; subito dopo la scarcerazione, il Pregio è stato colpito da grave malattia e, a tutt'oggi, è in stato di degenza ospedaliera -: se e quali provvedimenti intenda assumere affinché' nell'ambito del potere di inchiesta si accertino eventuali responsabilità nella conduzione delle indagini, nello svolgimento del dibattimento e nella decisione di non concedere alcun risarcimento per l'ingiusta detenzione. (4-13397)" .

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