martedì 13 dicembre 2011

L'OMICIDIO DI PAOLO MURA A CAGLIARI (12/10/1984)

Di Giampaolo Carboni.

E' notte:a Cagliari un uomo citofona al commissariato di Sant'Avendrace, dentro una Autobianchi A112 coi fari accesi parcheggiata in via san Michele c'è un giovane, è morto. La polizia si precipita. L'utilitaria ha gli sportelli chiusi, il finestrino sinistro abbassato, un lungo stelo d'erba fra il battente e lo stipite della portiera sinistra. Sul sedile del passeggero c'è una busta con quattro lattine di birra, sul pianale posteriore la chiave della portiera dell'auto. A prima vista non pare morte naturale, molte le escoriazioni sul collo, troppe le ecchimosi sul volto ma, soprattutto, c'è quel sottilissimo solco, segno chiaro di strangolamento, con un filo di nylon o di ferro. La conferma arriva dall'autopsia: è stato aggredito da due persone, uno picchiava, l'altro stringeva il cavo. Si sa poco di quell'uomo, solo il nome, Paolo Mura, l'età, ventisei anni, il domicilio, quartiere Cep e la professione,pescatore. Ha passato la serata al bar e al ristorante con tre amici ma certo deve esserci stata una tappa fuori città, in campagna, perché i pantaloni e le scarpe sono sporchi di fango umido.
Due giorni dopo il 113 registra due telefonate: Mura è stato ucciso da Salvatore Serra, noto Toleddu, e Walter Tavolacci. Uno dei due anonimi sa pure di più: Serra ha ammazzato anche il diciannovenne Giuliano Figus durante un tentativo di rapina nel 1983, non era solo, erano in due, il telefonista fa pure il soprannome dell'altro.
Così, all'improvviso, si riapre il delitto della profumeria. C'è davvero un collegamento? L'anonimo sa o inventa? È un depistaggio? La Polizia non perde tempo, convoca Serra e subito nota un particolare, anzi due: una lesione allo zigomo sinistro e alla mano destra. Sono caduto, la giustificazione cade davanti al medico legale che rileva abrasioni e contusioni ovunque, quell'uomo ha sicuramente litigato con qualcuno. Intanto ammette: quella sera è stato insieme a Mura, c'era anche Tavolacci a dispetto degli arresti domiciliari, hanno bevuto in un bar di via Bosco Cappuccio poi sono andati in una trattoria di via Po, lì hanno cenato e sono andati via senza pagare il conto. Tutto vero, al ristoratore l'unico non ubriaco è apparso Tavolacci, il terzetto ha discusso animatamente, sono andati via insieme sull'auto di Mura.
Finiscono in cella sia Serra sia Tavolacci e da quel momento è una festa di versioni che prima convergono, anche troppo, quasi si fossero messi d'accordo, e pian piano divergono. Serra viene subito indicato come l'assassino di Mura, Tavolacci non c'entra, non voleva uccidere, solo dargli una lezione. Però mesi dopo salta fuori una circostanza: Mura non voleva restituire a Serra la pistola con cui è stato ucciso Giuliano Figus. Una balla. In realtà dietro la confessione di Serra c'è un ricatto: hanno ucciso insieme Mura, per questioni di droga, ma Tavolacci sa che Serra l'anno prima ha ucciso il figlio della profumiera e lo minaccia, accollati per intero il delitto sennò tiro fuori quell'altra storia. E la gioca per davvero quella carta Tavolacci, quando sente la terra franare: nel marzo 1986 la madre spedisce una lettera al giudice istruttore, scrive che il movente del delitto Mura è la mancata restituzione della pistola del delitto Figus. Poi ci pensa la moglie a rincarare la dose: il 23 aprile 1986 Agnese Floris si presenta spontaneamente davanti al giudice e parla della notte in cui è arrivato a casa sua Serra, le faceva la corte, era innamorato di lei, anzi erano amanti, e chiede pubblicamente e platealmente scusa al marito. Serra era con un'altra persona, sa chi è ma la donna non vuole dire il nome, le ha chiesto di custodire la pistola del delitto Figus, il giorno dopo l'ha ripresa.
Insomma, Serra viene accusato sempre più esplicitamente dall'entourage di Tavolacci dell'omicidio in profumeria. E c'è un perché: ha rotto il patto, che non era un patto ma un ricatto, nel momento in cui lo ha coinvolto del delitto Mura. E lo ha fatto nonostante le minacce subite in carcere, i pestaggi, le continue intimidazioni che, secondo la direzione di Buoncammino, sono arrivate proprio dagli amici di Tavolacci, potente dentro e fuori le mura.
Serra a quel punto che fa? Chiama in causa Fabrizio Cabras: è stato lui a uccidere Giuliano Figus. Serra è alle corde perché teme la vendetta di Tavolacci e con una notizia semi vera, è il suo complice, pensa di tirarsi fuori dai guai. Cabras però confessa e alla fine vengono condannati tutti: Serra e Cabras per l'omicidio Figus, Serra e Tavolacci per l'omicidio Mura.

© Riproduzione riservata.

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