Di Redazione.
Le brande militari stipate nelle camere al piano di sopra, restano vuote già di buon mattino. E i turni ai fornelli e per le pulizie sono segnati rigorosamente nel cartello della corvée, accanto al programma delle lezioni e delle esercitazioni pratiche.
La diga del Torrei, invaso costruito negli anni Settanta sulla montagna tra Tiana e Tonara, è dall'altro ieri un ritiro didattico per quaranta tra universitari e allievi delle superiori; un campus dove, fino a stasera, si parla di ambiente, risorse idriche, difesa del suolo e gestione forestale nell'ambito del seminario organizzato dall'Università di Sassari e dall'Ente acque della Sardegna. Qui, per tre giorni, e si è al terzo anno, gli studenti e i docenti dei corsi di Scienze ambientali e di Scienze forestali di Sassari e Nuoro mettono il territorio sotto la lente d'ingrandimento, controllano la qualità dell'acqua dell'invaso, valutano la gestione dei boschi e segnano sul quaderno quel che va bene e ciò che va male. Una specie di conferenza sul clima in scala ridotta, formato Barbagia Mandrolisai, con i suggerimenti per gli amministratori locali aperti di carattere e di testa.
Il compendio di Tiana è uno dei trentadue invasi gestiti dall'Enas che, come dire, ha deciso di aprire le porte al pubblico. «Mettiamo strutture come questa a disposizione di università e scuole, con la possibilità di effettuare studi di diverso tipo sull'acqua». Sergio Vacca, docente di pedologia e difesa del suolo, è il presidente dell'Enas. In questi giorni gli è arrivata una richiesta dal Politecnico di Torino per uno stage di una settimana a Torrei o alla diga Sos Canales di Buddusò. «Il nostro obiettivo è creare un collegamento tra l'ente operativo e il mondo scientifico» spiega. Siccome però gli invasi sorgono in posti bellissimi e poco conosciuti, l'idea è di farli conoscere. «Possono diventare strutture di attrazione, come d'altronde già si fa in tanti paesi europei e in diverse regioni della penisola». La diga del Torrei, insomma, potrebbe diventare uno spazio per le escursioni a cavallo («ci sono bellissimi sentieri») con bed and breakfast nella casa del custode.
La palazzina a due piani, dove un tempo alloggiavano gli operai della manutenzione, è stata ristrutturata due anni fa. «Era fatiscente, i vetri rotti, la polvere ovunque», racconta Chiara Rosnati, docente di Valutazione d'impatto ambientale, che a Torrei viene coi ragazzi ormai da tre anni. «Qui gli studenti imparano a lavorare sul campo». Lezioni nell'aula col camino acceso che dalla una alle tre del pomeriggio si trasforma in refettorio; poi il laboratorio all'aperto, con la raccolta di campioni di acqua e dei sedimenti.
Studio e ricerca, ma poi ci sono i turni in cucina e per le pulizie delle camere da letto affollate di brande militari prestate dal Comune di Nuoro. Tre giorni così, di fila. «Un'esperienza che vale come tanti mesi di studio», dicono Danila e Stefania Zanda, desulesi, sorelle di trentuno e ventinove anni, studentesse lavoratrici del corso di Scienze Forestali a Nuoro. Angela Coccu, vent'anni, di Bitti, è invece una degli allievi delle superiori che stanno pensando di iscriversi a questo corso di laurea. «Frequento il Geometri e mi piacerebbe occuparmi di ambiente». Ieri mattina, mentre in cucina i cuochi di turno preparavano i malloreddos alla campidanese per il pranzo, i ragazzi seguivano la lezione del professor Roberto Scotti sulla gestione del patrimonio forestale. Cose pratiche, problemi di questi luoghi: taglio degli alberi, frane frequenti, la terra che fa impazzire la bontà dell'acqua dell'invaso. Oggi ultima giornata al campus. Poi arriveranno quelli del Politecnico di Torino.
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