Di Vanni Lai.
«Presidente, prendiamo un nuovo attaccante o compriamo il defibrillatore?”. Nel calcio dei dilettanti i costi della prevenzione sanitaria sembrano incidere più dei “rimborsi” per i giocatori. Eppure basterebbero dai 1200 ai 2500 euro per l’acquisto di un defibrillatore, e circa 2000 euro per le visite mediche destinate a 50 giocatori, tra prima squadra e juniores. Un totale di 5mila euro (esagerando), pari a tre mesi di rimborso per un buon attaccante in Promozione. Una cifra irrisoria nel bilancio di molte società che gravitano dall’Eccellenza alla Prima, e in alcuni casi alla Seconda categoria.Sul tema della prevenzione è in circolazione da poco più di un mese una nuova normativa, firmata in adozione del decreto Salute e sviluppo del 2012, legge che stabilisce l’obbligo per le società sportive dilettantistiche e professionistiche di dotarsi di defibrillatori semiautomatici. Le prime hanno poco più di due anni di tempo per adeguarsi, per le altre la scadenza è novembre 2013. Il decreto regola anche la disciplina di controlli e certificati medici e stabilisce che le società dovranno avere personale formato per il primo soccorso.Un problema ancora poco considerato a livello nazionale. Secondo i dati della Fondazione Castelli, l’unica in Italia a tenere un registro delle morti improvvise nello sport, dal 2006 a oggi in Italia i morti in attività sportive sono stati 590.Decessi avvenuti a causa della mancata prevenzione, del ritardo nel primo soccorso o dell’assenza di un defibrillatore sul posto. Oggi in Sardegna la situazione è difficile da inquadrare, ma la prevenzione e i controlli sanitari, per le società dilettantistiche, sembrano essere gli ultimi problemi da affrontare. Molte società stanno facendo i conti con la crisi economica, alla ricerca di sponsor e nuovi dirigenti per la prossima stagione, magari da affrontare all’insegna delle solite spese pazze. Le società più sfortunate hanno già riconsegnato simbolicamente le chiavi al Comune di appartenenza mentre quelle più fortunate sono impegnate nel mercato estivo e la spesa di un defibrillatore non è considerata.«L’obbligo scade tra due anni? C’è ancora tempo» è il pensiero comune. Grazie al progetto “Cuore nello sport” la situazione nel Sassarese sembra essere migliore rispetto ad altre zone della Sardegna. Costata complessivamente circa 90mila euro, l’iniziativa della Provincia ha coinvolto tutti i 66 Comuni del territorio, facendo di Sassari la prima provincia cardioprotetta in Italia.Ma nell’ultimo periodo qualcosa si è inceppato. Dal 2010, primo anno del progetto, la Provincia ha consegnato 40 defibrillatori Dae (omologati e autorizzati) del costo di 1800 euro, contribuendo alla spesa di circa 800 euro per ogni macchina acquistata. All’appello mancano ancora 26 Comuni. Oltre al defibrillatore ogni Comune ha diritto a un corso per il primo soccorso, per un minimo di cinque e un massimo di sette componenti. Poche ore di lezione che si svolgono nell’arco di una mattinata. Anche la Figc regionale si è mossa per sensibilizzare l’ambiente, consegnando circa 40 defibrillatori a diverse società. La strada per sensibilizzare tutti è ancora lunga, anche perché non esiste un elenco ufficiale di società e strutture già fornite dell’attrezzatura per il primo soccorso. «Noi contiamo su due dirigenti e due giocatori abilitati al corso Blsd – spiegano dal Padria, Terza categoria -. Non abbiamo ancora il defibrillatore ma faremo di tutto per averlo al più presto».
(Da "La nuova Sardegna")
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