giovedì 27 giugno 2013

TRA I PIANI CRIMINALI IL RAPIMENTO DI LUIGI RUSSO DELLA VESTIS (10/06/2013)

Di Valeria Gianoglio.

Un sequestro di persona progettato nel 2010, e già arrivato alla fase dei sopralluoghi a Oristano. Un altro, soltanto accennato come idea iniziale – «portare via la moglie e i figli» a un uomo poi non identificato. E infine il “sequestro” momentaneo del figlio di un debitore, l’allevatore di Chiaramonti, Vittorio Denanni, per costringere il padre a pagare il suo debito.
Sono tre, dunque, secondo il gip Giorgio Altieri, i propositi di sequestro, in gran parte per fortuna non attuati, attorno ai quali il gruppo che faceva riferimento a Graziano Mesina discuteva apertamente tra il 2010 e il 2012. Il primo, a quanto pare quello giunto alla progettazione più avanzata, riguardava un noto imprenditore di Oristano, del settore abbigliamento, Luigi Russo.
A dimostrare l’esistenza del piano criminale, dice il gip, ci sono diverse intercettazioni. La prima è datata 10 marzo 2010, la seconda 14 settembre 2010, la terza 10 dicembre 2010. Queste conversazioni, spiega il giudice, «dimostrano con chiarezza che per diversi mesi, tra la fine del 2009 e tutto il 2010, Mesina e i suoi complici (in particolare Piras, che aveva individuato la potenziale vittima, e Crissantu) programmarono un sequestro di persona a scopo di estorsione ai danni di un noto imprenditore di Oristano, Luigi Russo, e compirono una serie di atti preparatori». Il gruppo, insomma, si era spinto ben più in là delle semplici discussioni. Secondo quanto raccolto dai carabinieri, infatti, la banda aveva già effettuato almeno due sopralluoghi nella casa della loro vittima prescelta. Il primo sopralluogo era avvenuto il 19 febbraio 2010, e lo si capisce da alcune intercettazioni. In queste conversazioni si sentono Mesina e Piras fare commenti «sui sistemi di difesa dell’abitazione, sul modo più sicuro per prelevare l’ostaggio, e sulle strategie da utilizzare durante la gestione del sequestro». Il secondo sopralluogo, invece, viene fatto da Piras e Crissantu, il 7 dicembre 2010, come emerge in un’altra intercettazione. Ma evidentemente, e per fortuna, poi per qualche motivo il piano salta. «Mesina – scrive il gip – programmava di tenere l’ostaggio in cattività per un anno prima di iniziare le trattative proponendosi come emissario».
Passano un paio di anni, e i carabinieri intercettano un’altra conversazione – stavolta lo sfondo è Sassari – durante la quale, scrive ancora il gip, «Mesina prospettò a Filindeu la “possibilità di portare via la moglie e i figli” a un uomo non identificato, per costringerlo ad andare in banca a ritirare il contenuto di una cassetta di sicurezza».

(Da "La nuova Sardegna")

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