giovedì 23 maggio 2024

BERGAMO VINCE IL TORO ARROSSISCE (23/05/2024)

Di Redazione.


L’ Atalanta in cima all’Europa premia un progetto sviluppato in quattordici anni, da quando, nel 2010-2011, riconquistò la Serie A. Oggi che alza la Coppa, e ha collezionato intanto piazzamenti Champions e valorizzato campioni, diventa un modello per i club senza risorse né bacini d’utenza sconfinati, quelli che vivono di passione e programmazione, che compensano il budget limitato con le idee e riescono comunque ad andare lontano. Diventa un modello e intanto è un rimpianto, uno specchio che riflette la miopia di chi sopravvive incapace di srotolare un analogo piano, talvolta partendo da radici più forti. Il Toro su tutti perché in Serie A è tornato appena un anno dopo i nerazzurri e perché da allora non ha cambiato proprietà, quindi il paragone non può essere inficiato da differenti tempi di crescita o scossoni societari. I risultati scavano un canyon, stasera più che mai, con i bergamaschi che festeggiano l’Europa League, primo trofeo internazionale della loro storia, e secondo in assoluto dopo una Coppa Italia d’oltre sessant’anni fa, e i granata che hanno un palmares più ricco e non sono riusciti a rinnovarlo, costretti a tifare Fiorentina per respirare l’aria d’Europa. In questi anni, l’Atalanta ha frequentato la Champions, conquistata ancora in questa stagione culminata anche nella finale di Coppa Italia, ha fatto tremare il Psg e violato Anfield, ha esportato fior di campioni. Al Toro di Cairo qualche valorizzazione va ascritta, da Bremer che è valso una plusvalenza invidiabile a Buongiorno che è tramanda lo spirito del Filadelfia, ma la sua Europa è stata risicata e occasionale, strappata due volte per grazia ricevuta o, meglio, per altrui disgrazie, una volta per guai del Parma e una del Milan. E non sono i risultati del campo a far arrossire il Toro, perché l’Atalanta ha un suo stadio e ha trasformato in un gioiello il centro tecnico, completandolo con nuove strutture destinate ai giovani, mentre in casa granata tagliano il nastro per un prato nel nulla, o poco più, chiamato Robaldo. Ultima nota per prevenire l’obiezione della straordinarietà nerazzurra: il Napoli è rinato sulle ceneri di un fallimento e ha vinto lo scudetto, la Fiorentina idem e date un’occhiata, oltre ai piazzamenti, al Viola Park.

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